L'invecchiamento della popolazione è una sfida sanitaria globale, con un'attenzione crescente al declino cognitivo e alla demenza, la cui incidenza è prevista in forte aumento. L'obesità, unita all'invecchiamento, può esacerbare questo declino, influenzando la microcircolazione cerebrale. Tuttavia, la relazione tra obesità e funzione cognitiva è stata finora inconsistente, in parte a causa dell'uso di diversi indicatori antropometrici, come l'indice di massa corporea (Bmi), la circonferenza vita (Wc) e il rapporto vita-fianchi (Whr). Un nuovo studio, una revisione sistematica e meta-analisi, si è proposto di sintetizzare sistematicamente queste associazioni per fornire prove più conclusive.
La metodologia dello studio ha incluso 33 ricerche eleggibili, per un totale di 83.251 partecipanti, selezionati da cinque importanti database (PubMed, CINAHL, Scopus, Embase e Cochrane Library) fino a ottobre 2023. Gli studi hanno coinvolto anziani (età ?60 anni) e le loro prestazioni cognitive sono state valutate utilizzando strumenti riconosciuti come il Mini-Mental State Examination (Mmse), il Montreal Cognitive Assessment (MoCa) e il Trail Making Test (Tmt), tutti efficaci nel rilevare il deterioramento cognitivo lieve. La qualità degli studi inclusi è stata valutata tramite il National Institutes of Health (Nih) quality assessment tool, mentre la certezza delle prove è stata classificata con l'approccio Grade (Grading of Recommendation Assessment, Development, and Evaluation).
L'analisi ha evidenziato associazioni significative tra l'obesità centrale e la funzione cognitiva, mostrando come non tutti gli indicatori siano ugualmente validi.
Circonferenza Vita (Wc): gli anziani con obesità centrale, misurata tramite Wc, hanno mostrato un punteggio Mmse mediamente inferiore di 0,84 punti rispetto ai loro coetanei non obesi. Ciononostante, la certezza di questa evidenza è stata classificata come molto bassa. Ciò implica che le raccomandazioni cliniche non dovrebbero basarsi unicamente su questi risultati, a causa del numero limitato di studi e dei potenziali bias metodologici. Non è stata riscontrata una differenza significativa nel rischio di compromissione cognitiva tra i gruppi obesi e non obesi misurati con Wc.
Rapporto vita-fianchi (Whr): In netto contrasto con i risultati del Wc, le misurazioni del Whr hanno rivelato un'associazione più robusta e affidabile con il rischio di compromissione cognitiva. Gli anziani obesi, come misurato dal Whr, avevano un rischio del 31% maggiore di compromissione cognitiva rispetto ai non obesi (Or: 1.31), e la certezza di questa evidenza è stata classificata come moderata. Questo suggerisce che il Whr, in quanto indicatore della distribuzione del grasso corporeo, potrebbe essere più efficace nel catturare i rischi metabolici e vascolari specificamente legati al declino cognitivo. Un'analisi di sensibilità ha inoltre confermato la robustezza di questa associazione.
Per quanto riguarda l'obesità generale classificata tramite l'indice di massa corporea (Bmi), i risultati sono stati meno chiari. In termini complessivi, non sono state osservate differenze significative nella performance cognitiva o nel rischio di compromissione cognitiva tra anziani obesi e non obesi. I punteggi ottenuti in test come Mmse, Tmt-A e MoCa erano comparabili tra i due gruppi, e il rischio di compromissione cognitiva identificato da Mmse e MoCa era anch'esso simile. La certezza di queste prove, tuttavia, è stata classificata da bassa a molto bassa, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per determinare con maggiore sicurezza l'effetto reale.
Nonostante ciò, un'analisi per sottogruppi ha rivelato alcune importanti sfumature. In particolare, quando l'obesità era classificata secondo i criteri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il Bmi, gli anziani obesi hanno mostrato una performance cognitiva (punteggi MoCa) significativamente inferiore e un rischio di compromissione cognitiva 1,80 volte superiore rispetto al gruppo non obeso. Questo risultato potrebbe essere attribuito all'eccessivo accumulo di grasso e ai cambiamenti fisiologici legati all'età. Sebbene il Bmi sia ampiamente utilizzato per diagnosticare l'obesità, può classificare erroneamente gli anziani a causa della diminuzione dell'altezza e delle alterazioni nella composizione corporea, come l'aumento della massa grassa e la diminuzione della massa magra, che possono portare a una sovrastima dell'obesità. I criteri Oms per il Bmi sono considerati più appropriati per gli anziani, in quanto tengono conto di questi cambiamenti fisici naturali. Inoltre, lo studio ha suggerito l'esistenza di un potenziale "paradosso dell'obesità", dove essere in sovrappeso potrebbe avere un effetto protettivo sulla funzione cognitiva, il che potrebbe spiegare perché gli individui obesi mostrano prestazioni peggiori rispetto a un gruppo non obeso che include anche individui in sovrappeso. Ciò evidenzia la complessità della relazione e l'importanza di considerare l'intero spettro delle categorie di Bmi. Complessivamente, la meta-analisi non ha supportato l'uso del Bmi come indicatore principale per valutare l'associazione tra obesità e performance cognitiva negli anziani.
Le implicazioni cliniche derivanti da questi risultati suggeriscono che Wc e Whr, quali misuratori dell'obesità centrale, sono più rilevanti per la performance cognitiva negli anziani rispetto al Bmi, che riflette l'obesità generale. Questo è in linea con l'evidenza che l'obesità centrale influisce maggiormente sulla salute del cervello, essendo associata a disfunzioni metaboliche e anomalie cerebrali. Si raccomanda moderatamente di considerare il Whr come potenziale strumento per identificare l'obesità correlata alla compromissione cognitiva negli anziani, data la certezza moderata delle prove. L'integrazione del Whr nelle valutazioni di routine della salute cognitiva potrebbe servire come indicatore supplementare per identificare gli individui a rischio di declino cognitivo.
Per i clinici, l'uso delle misurazioni del Whr, insieme ad altri indicatori clinici, può aiutare a stratificare il rischio e a guidare strategie preventive, come la promozione dell'attività fisica per ridurre l'adiposità centrale. Le iniziative di salute pubblica dovrebbero concentrarsi sul mantenimento di una sana composizione corporea, con particolare attenzione alla costruzione o preservazione della massa muscolare, piuttosto che unicamente sulla riduzione del peso, dato che la perdita di peso negli anziani è spesso associata al declino cognitivo. L'aumento dell'adiposità concomitante alla diminuzione della massa muscolare, condizione nota come obesità sarcopenica, è un fattore chiave associato al declino cognitivo.
Nonostante i punti di forza dello studio, come l'esaustiva strategia di ricerca e l'uso di revisori indipendenti, è importante riconoscere alcune limitazioni significative. Tra queste, i bias derivanti da processi non controllati e la scarsa qualità di valutazione in alcuni studi osservazionali, nonché un'eterogeneità sostanziale e la predominanza di studi condotti in popolazioni asiatiche, che ne limitano la generalizzabilità. Future ricerche dovrebbero prioritizzare design longitudinali, definizioni standardizzate dell'obesità e campioni di popolazione più diversi per migliorare la generalizzabilità e rafforzare la base di evidenze.

Bibliografia
Phirom K, et al. Role of obesity-related anthropometric indicators on cognitive function in obese older adults: A systematic review and meta-analysis. Public Health 2025; 241:60-68. doi: 10.1016/j.puhe.2025.01.040.