Secondo uno studio pubblicato su Blood Advances, le persone che soffrono di Covid lungo possono affrontare un rischio maggiore di trombosi. I ricercatori hanno anche rilevato che questa alterazione era quattro volte più probabile in coloro che avevano maggiori difficoltà all'esercizio fisico dopo l'infezione da Covid. Lo studio, il primo a segnalare un'associazione tra anomalie della coagulazione e ridotta capacità di esercizio nelle persone con Covid lungo, offre nuove importanti informazioni sui potenziali meccanismi alla base degli effetti a lungo termine del Covid.

EvdI Paesi non endemici dove sono stati segnalati casi di vaiolo delle scimmie sono attualmente 27. I casi confermati in laboratorio sono 780 ma le indagini epidemiologiche sono in corso. Potrebbe trattarsi però di una cifra sottostimata, dato che i sistemi di monitoraggio sono ancora quasi ovunque da perfezionare. Ed è molto probabile che la cifra sia destinata a crescere nei prossimi giorni. La maggior parte dei casi segnalati finora è stata presentata attraverso servizi di salute sessuale o altri servizi sanitari in strutture sanitarie primarie o secondarie e ha coinvolto principalmente, ma non esclusivamente, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM).

EvdUna recente indagine ha messo in luce che i soggetti adulti con declino cognitivo soggettivo (un indicatore precoce di una possibile malattia di Alzheimer o demenza) probabilmente avevano un gran numero di fattori di rischio modificabili per la demenza. Più di un adulto su tre di età pari o superiore a 45 anni (34.3%), che ha affermato di soffrire di confusione o perdita di memoria peggiore o più frequente, aveva almeno quattro degli otto fattori di rischio modificabili per la demenza, spiegano gli esperti del CDC's National Center for Chronic Disease Prevention and Health Promotion in Atlanta.

EvdUno studio di coorte retrospettivo, condotto su 181.280 soggetti, ha esaminato il rischio post-acuto e l’impatto del diabete incidente nelle persone sopravvissute ai primi 30 giorni di infezione da SARS-CoV-2. I risultati suggeriscono che le persone con Covid sono a maggior rischio di diabete e necessità di terapie ipoglicemizzanti e che l'identificazione e la gestione del diabete dovrebbero essere incluse nelle strategie di cura post-acuta per l'infezione da Covid.

La sindrome di Takotsubo, una condizione che è stata anche chiamata "sindrome del cuore spezzato", può essere innescata da fattori di stress della vita sia positivi che negativi, specialmente negli uomini. Lo suggerisce un nuovo studio, i cui risultati mostrano che sebbene la sindrome, un tipo di insufficienza cardiaca acuta correlata a schemi atipici di anomalie transitorie della contrazione ventricolare sinistra, sia spesso innescata da fattori di stress emotivo negativi, può anche derivare da eventi della vita positivi, qualcosa che i ricercatori chiamano "sindrome del cuore felice".

EvdA chiamarli così è stato un oncologo e genetista della Stanford Medicine in California: si tratta di piccoli “brandelli” di virus che, a distanza di mesi dall’infezione, ancora sono presenti nell’intestino. La ricerca è partita dall’osservazione, all’inizio della pandemia, di tracce di Rna virale nelle feci dei pazienti con sintomi enterici: un elemento che ha fatto nascere dei sospetti sul perché un virus respiratorio fosse in grado di provocare disturbi gastrointestinali. L’ipotesi del serbatoio virale è ora al vaglio di una ricerca dei National Institutes of Health.