Nella gestione del dolore cronico il successo risulta facilitato dall’identificazione del tipo di dolore presente. Un panel di esperti della SIMG ha presentato un set di strumenti diagnostici e un algoritmo del dolore che, uniti ad anamnesi e valutazione clinica, forniscono al medico un’utile guida verso una corretta diagnosi, identificando i casi che possono rendere necessario il ricorso allo specialista (1).
Una scelta terapeutica razionale è, infatti, notevolmente facilitata dalla corretta diagnosi del tipo e del meccanismo del dolore e dall'identificazione dei punti in cui vengono generati o modificati gli impulsi dolorosi, i cosiddetti "pain generators” (1).
Nel dolore neuropatico, che rappresenta una conseguenza diretta di una lesione o malattia che colpisce il sistema somatosensoriale, gli impulsi dolorosi sono generati dai siti ectopici a causa di danni o disfunzioni del sistema nervoso periferico (dolore neuropatico periferico) o del sistema nervoso centrale (dolore neuropatico centrale). Questi impulsi ectopici generano la sensazione di dolore nell'area innervata (sintomi positivi), mentre il danno ai nervi provoca deficit sensoriali nell'area innervata (sintomi negativi) (1).
Il dolore neuropatico ha un significativo impatto su pazienti, società e sistemi sanitari ed è associato a una sintomatologia più grave, a un maggiore assenteismo dal lavoro e a costi medici più elevati rispetto al dolore cronico non neuropatico (1).
Uno studio condotto in Italia, con 113 medici di base che hanno seguito 58.480 adulti per un periodo di 3 mesi, ha rivelato una prevalenza di dolore neuropatico periferico cronico dello 0.77%; la neuropatia diabetica e il dolore posterpetico erano i due tipi più comuni (rispettivamente 0.31 e 0.24%) (1).
L'attivazione della segnalazione del dolore in risposta a uno stimolo doloroso non è statica e la soglia del dolore, o sensibilità, può essere modulata da un'ampia varietà di agenti sensibilizzanti (prostaglandine, citochine infiammatorie, ecc.) (1). L'iperalgesia (quando i nocicettori rilevano uno stimolo nocivo come più doloroso del previsto) e l'allodinia (quando uno stimolo completamente non nocivo, ad esempio un tocco leggero, provoca dolore ) possono essere associate a dolore nocicettivo o neuropatico, sebbene i meccanismi sottostanti siano diversi (1). Nel dolore neuropatico, l'allodinia, che è spesso chiamata allodinia meccanica o dinamica, è dovuta a meccanismi complessi che comportano la modificazione dell'attività elettrica nel sito ectopico sulle fibre danneggiate, combinata con la sensibilizzazione centrale (1).
Nell’ambito delle sindromi dolorose croniche, il dolore neuropatico pone spesso una sfida al medico di medicina generale a fronte della complessità dei quadri clinici, dell’eterogeneità dei meccanismi patogenetici e delle difficoltà diagnostiche e terapeutiche (refrattarietà al trattamento), tanto che in generale un miglioramento viene riportato soltanto nel 40-60% dei casi (2).

Bibliografia

1) Bonezzi C, et al. Not All Pain is Created Equal: Basic Definitions and Diagnostic Work-Up. Pain Ther (2020) 9:S1–S15 https://doi.org/10.1007/s40122-020-00217-w
2) Bonezzi C, et al. La nevralgia post-erpetica. Rivista Società Italiana di Medicina Generale 2020; n. 4, vol. 27: 49-53.

Documentazione scientifica riservata al medico – cod. NIC-2021-019