Il colangiocarcinoma è un tumore raro ma in significativo incremento su scala mondiale e nazionale, soprattutto per quanto riguarda la forma intra-epatica. L’incidenza stimata nel mondo è di 4 – 15 casi ogni 100.000 diagnosi di cancro, con picchi in Giappone, Corea e Sud-Est Asiatico.
In Italia si registrano 5000 nuovi casi/anno pari a circa l’1% di tutti i tumori, ma il trend è in crescita anche nel nostro Paese.
Si tratta di una malattia complessa che richiede di essere diagnostica e curata in centri di riferimento nei quali siano presenti competenze multidisciplinari e interdisciplinari atte ad offrire il massimo livello di cura possibile.
La chirurgia resta la migliore scelta, ma è molto importante la diagnosi precoce perché l’intervento si rivela efficace se effettuato in fase iniziale.
Inoltre, l’approccio curativo deve essere multimodale e multidisciplinare per cui vi è spesso l’applicazione di terapia sistemica tradizionale insieme a terapia sistemica di nuova generazione, specialmente per quella quota di pazienti portatori di mutazioni genetiche potenzialmente bersagliabili. Anche la radioterapia, specialmente stereotassica, riveste un ruolo centrale nella gestione del colangiocarcinoma. Non ultimo fattore rilevante per il successo della strategia è l’adeguata presa in carico del paziente e del suo accompagnamento nel percorso di diagnosi e cura.
Occasione per fare il punto sulle cure di questa patologia è stato il Cholangiocarcinoma Day proposto da Humanitas University, tenutosi il 28 maggio e aperto a medici e alla popolazione.
L’iniziativa si deve a un gruppo di medici di Humanitas e professori di Humanitas University: Ana Lleo, epatologa, Matteo Donadon, chirurgo epatobiliare e generale, Lorenza Rimassa, oncologa e Guido Torzilli, chirurgo epatobiliare e generale.