L’allungamento dell’aspettativa di vita e l’aumento della percentuale di anziani sul totale della popolazione si traducono in un’attenzione sempre maggiore ai temi di multimorbilità, disabilità e fragilità. Un’ipotesi interessante nasce dall’osservazione che l’invecchiamento è associato ad una disregolazione immunitaria, per cui gli organismi “anziani” tendono a sviluppare uno stato caratterizzato da livelli elevati di mediatori pro-infiammatori nelle cellule e nei tessuti, in assenza di trigger evidenti. Tale condizione è spesso indicata come inflammageing, termine coniato nel 2000 da Franceschi e colleghi e successivamente implementato considerando l’interazione dinamica tra infiammazione, invecchiamento e stress ossidativo nell’oxi-inflammmageing.
Al di là del fondamentale ruolo fisiologico di difesa contro infezioni ed agenti estranei, vi sono numerose evidenze per cui, se protratta nel tempo, l’infiammazione diventa disadattiva/dannosa per la salute. Studi epidemiologici hanno infatti dimostrato che l’infiammazione cronica rappresenta un fattore di rischio per malattie croniche, nonché per multimorbilità, sarcopenia, fragilità e morte prematura. I meccanismi che collegano l’infiammazione agli effetti avversi per la salute sono ancora poco conosciuti; in particolare è dibattuto se essa contribuisca in maniera causale o sia piuttosto un marker di altri processi sottostanti. Tuttavia potrebbe fungere da punto focale per una maggiore suscettibilità a fattori stressogeni e riserve funzionali ridotte all’interno della cosiddetta sindrome da fragilità, in cui immunosenescenza, stress ossidativo, inattività, malnutrizione e multimorbilità portano ad un declino generalizzato dell’organismo.
Oltre alla restrizione calorica, seguendo regimi alimentari bilanciati, e all’attività fisica, le opzioni di trattamento si basano su piccole molecole o anticorpi che interferiscono con i mediatori dell’infiammazione o con i loro bersagli biologici piuttosto che agire sulle cause sottostanti, risultando in un’efficacia altamente variabile. Ulteriori studi sono necessari per comprendere il ruolo dei markers infiammatori come potenziali biomarcatori di fragilità, all’interno di un approccio multidimensionale di valutazione.
Questo tema è stato trattato nell'ambito del Symposium “Medicina dei Sistemi. Modelli di integrazione nella prassi clinica e nuove soluzioni terapeutiche”, tenutosi il 5.5.2022 all'Università degli Studi di Milano.