Progressi nel trattamento dell'osteoporosi, ma è il Mmg che svolge sempre un ruolo fondamentale

Maurizio Rossini

Professore Ordinario di Reumatologia, Università degli Studi di Verona
Direttore UO di Reumatologia, AOUI di Verona

Sono state oltre mezzo milione le fratture da fragilità in Italia nel 2019 (dati International Osteoporosis Foundation, Studio Scope ’21, II edizione), rappresentando un grave ostacolo all’invecchiamento in buona salute e compromettendo l’indipendenza e la qualità di vita di circa 4.400.000 persone (80% donne e 20% uomini) che nel nostro Paese soffrono di osteoporosi (principale causa delle fratture da fragilità).
Ad oggi, i farmaci utilizzati per curare l’osteoporosi sono principalmente due: quelli che stimolano gli osteoblasti, “anabolici”, e quelli che riducono l’attività degli osteoclasti, conosciuti come “anti riassorbitivi”.
In questo panorama si è inserito romosozumab, che ha recentemente ottenuto la rimborsabilità in Italia. Si tratta della prima novità nel campo dell’osteoporosi dopo 15 anni, ed è l’unica molecola ad oggi disponibile nella pratica clinica con un duplice effetto: da un lato stimola l’attività degli osteoblasti, quindi la neoformazione ossea, dall’altro riduce l’attività delle cellule che rimuovono il tessuto osseo (osteoclasti). Per questo, quella con romosozumab viene definita una terapia “osteo-regolatrice”, perché va a correggere lo sbilanciamento tipico dell’osteoporosi tra l’attività degli osteoblasti e quella degli osteoclasti. È un anticorpo che va a bloccare l'attività della sclerostina, proteina prodotta dall'organismo, che inibisce l'attività degli osteoblasti e che, nello stesso tempo, stimola gli osteoclasti, con risultati clinici molto incoraggianti.
È ora indicato per il trattamento dell’osteoporosi severa in donne in post-menopausa ad alto rischio di frattura.
Anche se il Mmg per ora non ha l'accesso alla prescrizione di questi farmaci, è affidata a lui la selezione dei pazienti da inviare eventualmente allo specialista e la loro successiva gestione, e per questo svolgono un ruolo davvero cruciale per la cura di questa impattante patologia.