Francesco Cognetti
Presidente Confederazione Oncologi, Cardiologi, Ematologi (FOCE) - Professore di Oncologia, Università UniCamillus di Roma
Nell'ambito del San Antonio Breast Cancer Symposium, tenutosi tra il 6 e il 10 dicembre, sono stati presentati nuovi dati sull'utilità dei test genomici per orientare la terapia delle donne con tumore della mammella, che hanno confermato come sia possibile evitare a molte di esse le cure più aggressive. In particolare sono stati confermati i risultati a 12 anni sul test Oncotype, che analizza 21 geni e permette di stabilire la probabilità di recidiva della malattia e la risposta alla chemioterapia. Secondo l'aggiornamento dello studio TAILORx, il più ampio studio adiuvante randomizzato sul carcinoma mammario mai realizzato, il test sarebbe in grado di identificare oltre l'80% delle donne con malattia linfonodale negativa che non può ricevere un beneficio sostanziale dalla chemioterapia. Permette inoltre di individuare la minoranza di pazienti a cui la chemioterapia può invece salvare la vita.
I dati sono stati presentati in Italia con una conferenza stampa on line, di cui pubblichiamo un estratto.
La nuova valutazione a 12 anni ha confermato i risultati emersi della prima analisi. La terapia endocrina non è inferiore alla chemioterapia più terapia endocrina nelle pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale positivo al recettore ormonale (HR), HER2-negativo e linfonodo negativo (punteggio di Recurrence Score compreso tra 11 e 25). Come nell’analisi originale, il sottogruppo di donne di età pari o inferiore a 50 anni (con risultati di Recurrence Score tra 16 e 25) ottiene dalla chemioterapia un beneficio che dura fino a 12 anni. Per quelle con risultati di Recurrence Score tra 0 e 25 gli eventi di recidiva tardiva, oltre i cinque anni, hanno superato le recidive precoci. Tuttavia, il rischio di recidiva a distanza a 12 anni resta sotto il 10%, una percentuale che indica un rischio basso.
Attualmente Oncotype DX è riconosciuto come standard di cura ed il suo utilizzo è incluso in tutte le più importanti linee guida internazionali sul tumore della mammella.
Sempre a San Antonio, è stata presentata anche un’analisi di un sottogruppo di pazienti partecipanti allo studio RxPONDER. Le donne che hanno utilizzato il test genomico erano colpite da tumore della mammella con linfonodi positivi e sensibili al sistema endocrino. Un’indagine ha dimostrato come il deterioramento cognitivo, collegato al cancro, è stato maggiore con la chemioterapia rispetto alla sola terapia endocrina. Questo effetto avverso si aggiunge ai noti effetti collaterali della chemioterapia, tra i quali alcuni particolarmente spiacevoli come l’alopecia, sia pure temporanea, e la menopausa con conseguente infertilità nelle donne più giovani. Si calcola che possa interessare fino al 60% delle donne in trattamento chemioterapico per un tumore della mammella. I deficit cognitivi sono un problema da non sottovalutare perché possono peggiorare, in modo significativo, la qualità di vita. Garantire il benessere psico-fisico di un malato, durante e dopo i trattamenti anti-cancro, è una delle priorità dell’oncologia moderna.