Epatite Delta, svolta nella terapia

Maurizia Brunetto
Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana

Com’è noto, l’infezione da virus dell’epatite Delta occorre esclusivamente in soggetti con infezione da epatite B. La co-infezione (se l’infezione avviene contemporaneamente) o la super-infezione (se l’infezione Delta si sovrappone a quella dell’epatite B) comporta un peggioramento della malattia di fegato. La diagnosi è semplice e avviene attraverso la ricerca della positività a HDV in pazienti HBsAg positivi. Se finora la terapia si limitava essenzialmente all’interferone, è ora disponibile un farmaco nuovo, bulevirtide, che blocca l’ingresso del virus nella cellula epatica limitandone la diffusione all’interno del fegato, e che si è dimostrato in grado di abbattere i livelli di virus e di indurre la normalizzazione delle transaminasi in più del 50% dei soggetti, nei termini del combinato di risposta virologica e biochimica a 1 anno. Nella cirrosi avanzata ha inoltre mostrato un miglioramento degli indicatori di malattia. Maurizia Brunetto, dell’AOU Pisana, ci ha illustrato questa novità nel contesto dell’attuale contesto terapeutico. Questo argomento è stato trattato nell'ambito del  XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali SIMIT, tenutosi dal 3 al 6 dicembre a Firenze.