Giuseppe Paolisso
Dopo averle trovate nell’uomo in diversi organi e tessuti, tra cui la placenta, il latte materno, fegato e polmoni, compresi i tessuti cardiaci, un ampio studio dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli rivela per la prima volta la presenza di micro e nanoplastiche anche nelle placche aterosclerotiche e fornisce una prova inedita della loro pericolosità. I dati raccolti mostrano infatti che le placche aterosclerotiche “da inquinamento” sono più infiammate della norma, quindi più friabili ed esposte a rischio di rottura, con un aumento almeno 2 volte più alto del rischio di infarti,ictus e mortalità rispetto a placche aterosclerotiche senza accumulo di micro e nanoplastiche. I dati mostrano quantità misurabili di polietilene (PE) nel 58.4% dei casi e di polivinilcloruro (PVC) nel 12.5%. Si tratta di due dei composti plastici di maggior consumo nel mondo, utilizzati per realizzare prodotti che vanno dai contenitori ai rivestimenti, dalle pellicole plastificate a materiali per l’edilizia. Abbiamo chiesto un commento a Giuseppe Paolisso, Ordinario di Medicina Interna all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e coordinatore dello studio.