I farmaci attualmente in uso per la malattia di Alzheimer sono frutto di intuizioni risalenti agli anni 80. Hanno un effetto sostanzialmente sintomatico, che si declina in un rallentamento della progressione della malattia in una percentuale della popolazione relativamente modesta, del 20-30%. Va loro tuttavia riconosciuto il merito di avere cambiato la prospettiva della malattia, dapprima ritenuta totalmente incurabile, comportando anche la diffusione di servizi specifici dedicati, ora denominati CDCD (Centro Disturbi Cognitivi e Demenze).
Il 7 giugno 2021 FDA ha approvato il nuovo farmaco aducanumab, anticorpo monoclonale in grado di “ripulire” il cervello dai detriti prodotti dalla proteina beta-amiloide, ritenuta la probabile principale responsabile della malattia. Questa approvazione è avvenuta in modo molto controverso, ma può rappresentare una pietra miliare perché può aprire un nuovo scenario di cura.