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Giuseppe Ventriglia
Responsabile Area Formazione della SIMG
Da molti anni un gruppo di Medici di Medicina Generale della SIMG si è dedicato alla risoluzione di un problema assistenziale di grande rilevanza: quello di aumentare il successo del trattamento di un paziente con dolore cronico non oncologico, una condizione piuttosto frequente nella casistica dei pazienti visti nell’ambito della Medicina generale.
E che nella grande maggioranza dei casi vengono affrontati e risolti esclusivamente in quest’ambito. Si partiva dalla considerazione che sono centinaia le condizioni patologiche nelle quali è presente un dolore, di breve o lunga durata che sia, e costruire schemi di un trattamento antalgico dedicato per così dire alle singole patologie rappresenta sicuramente un'operazione problematica e anche poco utile. E allora ci si è focalizzati su una strategia diversa, seguire un percorso che è stato definito a binari paralleli: da una parte il medico si dedica agli aspetti diagnostici necessari per studiare la patologia nell’ambito della quale è insorto il dolore cronico che affligge il paziente (un percorso che può richiedere anche un tempo abbastanza lungo) e dall’altra si cerca di curare in modo rapido ed efficace il dolore proprio grazie all'identificazione dei meccanismi patogenetici in causa.
Ma se sono centinaia le malattie caratterizzate anche da dolore, in realtà l'origine del sintomo è riconducibile a pochi eventi patogenetici. Sono state quindi identificate le poche grandi tipologie di dolore a cui potevano essere ricondotti i tanti casi di dolore cronico non oncologico osservati quotidianamente da un medico di Medicina generale: nocicettivo infiammatorio, nocicettivo meccanico strutturale, dolore neuropatico e mixed pain, una sorta di dolore miscelato che origina dalla lesione parziale di una fibra nervosa ma nel quale è rilevante l'intervento di fattori infiammatori provenienti dai tessuti circostanti.
Era necessaria la costruzione di un metodo che consentisse al medico di medicina generale di orientarsi per giungere a classificare il dolore del paziente, essenziale per la scelta del trattamento più efficace possibile.
Nasce così l’algoritmo, basato su manovre semplici e veloci ma di elevato valore diagnostico:
1) la definizione grafica dell’area nella quale il paziente percepisce dolore
2) la ricerca manuale dell’allodinia primaria, ossia di un’area dolorosa evocabile alla pressione digitale
3) la valutazione dell'integrità del sistema somato-sensoriale, passo fondamentale nel percorso di diagnosi che è reso possibile dall'impiego di strumenti estremamente semplici come una graffetta metallica da documenti, un batuffolo di cotone e una provetta di acqua calda.
Infine si è rivelata molto utile la ricerca dell’allodinia secondaria, che farà capire al medico se è presente o no la sensibilizzazione centrale e quindi se deve scegliere naturalmente un farmaco che agisca specificamente a quel livello.
L'impiego di questo algoritmo, sperimentato su centinaia e centinaia di casi clinici da un folto gruppo di colleghi di Medicina Generale si è rivelato davvero utile proprio per attribuire a ciascun dolore una sua tipologia - e quindi nocicettivo infiammatorio, nocicettivo meccanico-strutturale, neuropatico, mixed pain - e per comprendere se e in che misura poteva essere presente una sensibilizzazione centrale.
Bibliografia
• Il dolore cronico in Medicina Generale. Agenas, ottobre 2013
• Bonezzi C, Fornasari D, Cricelli C, Magni A, Ventriglia G. Not All Pain is Created Equal: Basic Definitions and Diagnostic Work-Up. Pain Ther (2020) 9:S1–S15.
• Bonezzi C, Fornasari D, Cricelli C, Magni A, Ventriglia G. Pharmacological Management of Adults with Chronic Non-Cancer Pain in General Practice. Pain Ther (2020) 9:S17–S28.
Documentazione scientifica riservata al medico – Cod. NIC-2021-031