Dal Segretariato italiano studenti in Medicina ai medici della Cimo e di Anaao Assomed si leva un forte e chiaro disappunto sull'approvazione della Riforma del test di accesso 2025 alla facoltà di Medicina. Per i due sindacati questa riforma non solo darà inizio ad una nuova pletora medica, ma non risolve in alcun modo la carenza di personale medico che attanaglia il nostro Ssn.
In sintesi, con l'approvazione della legge di riforma dell'accesso alla Facoltà di Medicina il tradizionale test di ammissione è sostituito da un semestre-filtro aperto a tutti gli studenti, durante il quale dovranno superare alcuni esami caratterizzanti. La selezione finale, per determinare chi tra gli oltre 60 mila partecipanti potrà immatricolarsi avverrà sulla base di una graduatoria nazionale. Coloro che non riusciranno ad accaparrarsi uno dei posti disponibili potranno utilizzare i crediti ottenuti per proseguire l’anno in corsi di laurea correlati, ad esempio Farmacia.  L'obiettivo del provvedimento, secondo quanto dichiarato anche dal Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini,  è il potenziamento del Ssn in termini di personale (medici chirurghi, odontoiatri e medici veterinari), e la garanzia di una formazione qualitativa. Il Governo dovrà adottare entro un anno i decreti legislativi.
La bocciatura di Anaoo Assomed. "Con l'approvazione di questa riforma inizia la nuova pletora medica, che vuol dire più neolaureati nel 2032 e meno qualità formativa. Il tutto sbandierato come abolizione del numero chiuso che di fatto non c’è”. Una solenne bocciatura della ‘riforma Bernini’ per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia quella dell’Anaao Assomed nelle dichiarazioni del segretario nazionale Pierino Di Silverio.
“Aldilà dei problemi organizzativi che il sistema approvato creerà e che ci lasciano assai perplessi, siamo assolutamente contrari ai principi e alle finalità di questa riforma”, dichiara Di Silverio. “Anzitutto perché non risolve in alcun modo la carenza di personale, dal momento che l’esercito di camici bianchi che bussa alle porte delle facoltà di medicina nel 2025 (nel 2024 sono stati 70.000) entrerà nel mercato del lavoro non prima del 2035. Inoltre, ben sapendo che nel nostro Pese l’ingresso in ospedale è subordinato alla specializzazione, avremo sempre il problema delle borse di studio che ad oggi sono 14.000. Cosa ne faremo delle migliaia di colleghi che rimarranno fuori da questi paletti? Forse il governo avrà già pronte le valigie per spedirli in altri Paesi d’Europa e del mondo mentre i meno fortunati rimarranno in Italia a foraggiare il privato”.
"Il recente studio dell’Anaao Assomed – prosegue Di Silverio - dimostra, numeri alla mano, che nel 2032 avremo 60mila colleghi in cerca di lavoro, ma questo per chi legifera senza visione e senza prospettiva è evidentemente solo un numero senza alcun impatto sulla qualità del nostro sistema sanitario. Si, perché è di questo che si tratta: di un disegno per distruggere le competenze di una professione già in crisi".
“Le nostre soluzioni sono state completamente ignorate dalla Ministra che non ha mai accolto le richieste di incontro: modificare le modalità di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia, ma non eliminare il numero programmato. Non siamo pregiudizialmente contrari alla modifica del test di ingresso, ma rigettiamo un sistema che non tiene conto di una adeguata preparazione, dell’adozione di testi unici, di una formazione preliminare in capo al Ministero della Salute. Siamo, invece, di fronte all'ennesima trovata populistica che demolirà il sistema salute di oggi e di domani”.
Le critiche di Cimo-Fesmed. "Le parole della Ministra Bernini sul superamento del numero chiuso e sull'addio ai test d'ingresso sono fuorvianti e potrebbero illudere migliaia di aspiranti medici – commenta Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed (a cui aderiscono le sigle Anpo, Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed) -. E non è condivisibile nemmeno l’opinione che, con la riforma, l’accesso a Medicina sia “più equo, meritocratico e basato sulle vocazioni”. È vero che l’attuale sistema di selezione con il test d’ingresso nazionale va modificato, ma basare l’accesso a Medicina sul superamento degli esami del primo semestre e sulla media dei voti conseguiti risulta troppo discrezionale e non garantisce né l’equità né la meritocrazia. Non è detto, ad esempio, che tutti i professori abbiano lo stesso metro di giudizio nel dare i voti agli studenti e nel far superare o meno gli esami. Senza considerare i tanti problemi che le Università dovranno affrontare per garantire una formazione qualitativamente elevata ai circa 70mila studenti che frequenteranno il primo semestre".
"Occorre inoltre prestare particolare attenzione al numero di studenti che saranno ammessi a proseguire gli studi in Medicina. Pochi giorni fa la Ministra ha evidenziato come i posti a Medicina siano già stati aumentati di 30mila unità, “e continueremo nei prossimi anni”, ha detto. Una dichiarazione d’intenti pericolosissima, poiché si rischia di formare troppi medici che poi non troveranno lavoro, andando ad alimentare quella pletora medica già prevista; al contempo, un ampliamento del numero di studenti in Medicina potrebbe aggravare ulteriormente la carenza di altri professionisti sanitari, a partire dagli infermieri. Non si può giocare in questo modo con la vita e la carriera degli aspiranti medici e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale", conclude Quici.
Il no del Segretariato italiano degli studenti di Medicina
Con questa riforma "non c'è in alcun modo il superamento del numero chiuso a Medicina. Così si va a rimandare di un anno il numero chiuso, causando ulteriore stress e preoccupazione per gli studenti di Medicina. Più che un superamento del numero chiuso è solo un rinvio". Sono le parole all'Adnkronos di Antonino Bascetta, presidente del Sism, il segretariato italiano degli studenti di medicina.
"Abbiamo più volte ribadito la nostra contrarietà a questa riforma - prosegue Bascetta - soprattutto per il carico psicologico che gli studenti dovranno affrontare: impegnarsi un anno intero per poi vedere i propri sforzi diventare vani è preoccupante. Standardizzare inoltre i percorsi per un anno intero il curriculum per tutti i corsi di natura sanitaria, medici, medicina veterinaria, odontoiatria, non forma dei futuri professionisti della salute che siano davvero indirizzati sul target di intervento che, ad esempio, per i medici sono le persone. Di conseguenza standardizzare il curriculum è estremamente preoccupante, soprattutto per il divario che è attualmente presente tra Università e Università".
Secondo il presidente del Sism inoltre "il problema di base è il modo in cui sono strutturati i test. Noi abbiamo strutturato un dossier che abbiamo poi inoltrato alla Camera dei Deputati in concomitanza alla nostra udienza in VII commissione parlamentare sia alla Camera sia al Senato. Noi siamo stati sentiti, ma ignorati. Abbiamo presentato delle proposte alternative, abbiamo pubblicato dei comunicati stampa, abbiamo parlato con i deputati e i senatori in quella sede, ma non siamo stati ascoltati". Nella loro proposta, la richiesta di "rivisitare i test di ammissione in modo tale che siano equi, standardizzati e che permettano agli studenti concretamente di testarsi sulle competenze che sono necessarie per accedere a una facoltà come quella di Medicina. Perché, per come erano almeno strutturati fino all'approvazione di questa riforma, i test erano basati su contenuti meramente di natura universitaria e, di conseguenza, era un qualcosa di estremamente poco equo e che - conclude - andava a ledere quelle che erano le pari opportunità degli studenti".