
Le associazioni dermatologiche Adoi e Aida, però, contestano la proposta. Davide Melandri, Domenico Piccolo e altri esponenti sottolineano che la mappatura dei nei è una procedura complessa che richiede competenze specialistiche, formazione continua e attenzione agli aspetti medico-legali. "Affidare questa attività a personale non specializzato significa banalizzare la prevenzione e mettere a rischio la salute dei cittadini" affermano.
Pur riconoscendo il ruolo centrale del medico di famiglia nella prevenzione, le associazioni dermatologiche chiedono modelli organizzativi condivisi, evitando soluzioni improvvisate. Scotti ribatte che la medicina generale ha già dimostrato, anche durante la pandemia, di saper utilizzare strumenti diagnostici in modo efficace, e chiede che venga riconosciuto il valore della formazione sul campo.
Il confronto resta aperto, ma il tema è cruciale: come evolvere la medicina territoriale senza compromettere la sicurezza clinica? La risposta potrebbe arrivare solo da un dialogo costruttivo tra le parti, con l’obiettivo comune di garantire ai cittadini cure tempestive e appropriate.
Di seguito il link per la consultazione dello studio realizzato dalla Sezione di Dermatologia – Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico II, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, l’Unità di Statistica Medica, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, e il Dipartimento di Ingegneria Industriale – Università degli Studi di Salerno.
https://www.aimspress.com/aimspress-data/aimsboa/2020/4/PDF/bioeng-07-04-025.pdf