EvdIl ministro della Salute Orazio Schillaci ha rilanciato il ruolo dei medici di medicina generale, annunciando la loro disponibilità a coprire turni di 12 ore al giorno nelle Case di Comunità, sette giorni su sette. Una dichiarazione che ha fatto rumore, soprattutto perché arriva in un momento in cui il potenziamento dell’assistenza territoriale è considerato cruciale per il futuro del Servizio sanitario nazionale.
"L’immagine del medico di famiglia che lavora in solitaria è anacronistica", ha detto Schillaci, sottolineando come la medicina territoriale debba evolversi verso un modello integrato, in sinergia con specialisti e altri professionisti sanitari. Il ministro ha anche promesso nuove risorse nella prossima legge di Bilancio, oltre ai 4 miliardi già stanziati, per affrontare le criticità più urgenti: carenza di personale, retribuzioni insufficienti, tempi di attesa e Pronto Soccorso in affanno.
Tuttavia, la proposta di turni estesi nelle Case di Comunità non ha trovato consenso unanime tra i sindacati. Secondo un’indagine condotta in Lombardia, ben il 99% dei medici ha rifiutato il passaggio al 'ruolo unico a quota oraria' previsto dal nuovo assetto organizzativo. Il sindacato Snami ha definito il modello attuale 'una paralisi operativa' e ha proposto una revisione strutturale: un contratto orario per le attività nelle Case di Comunità, distinto dalla convenzione per l’attività a scelta.
Anche Fimmg ha espresso una posizione chiara: sì al potenziamento dell’assistenza territoriale, ma no alla dipendenza e all’accreditamento obbligatorio. In un documento inviato a Regioni e Governo, la federazione ha ribadito la necessità di preservare i capisaldi della medicina convenzionata: libera professione, autonomia organizzativa e scelta fiduciaria da parte del cittadino. Le Case di Comunità, secondo la Fimmg, devono rappresentare un’opportunità integrativa e non sostitutiva del sistema attuale, evitando di diventare l’unico punto di accesso sul territorio.
Il sindacato ha inoltre respinto l’idea che il sovraffollamento dei Pronto Soccorso sia causato da una carente risposta del territorio. I dati, secondo la Fimmg, dimostrano che le prestazioni di primo livello erogate dai medici di famiglia sono già molto superiori, e che il problema è legato alla mancanza di posti disponibili dopo il primo soccorso, oltre che alla difficoltà economica di molti cittadini, che si rivolgono al Ps per ottenere prestazioni gratuite.
Il dibattito è aperto. Da un lato, la visione ministeriale, dall’altro, la necessità di garantire flessibilità, sostenibilità e chiarezza contrattuale per i medici di famiglia. La svolta si avvicina, ma il percorso resta tutto da costruire.