Il Consiglio di Stato boccia le Unità di Degenza Infermieristica (UDI) attivate dall’Azienda Ospedaliera di Perugia e mette fine una lunga azione legale avviata in Umbria dai sindacati Cimo e Aaroi. Per i sindacati, con tale sentenza si sancisce finalmente che “al personale medico compete la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente, mentre alla struttura infermieristica spetta il compito di attuare il percorso propriamente assistenziale”.
A ribadirlo è l'Assimefac che plaude all'approvazione bipartisan della mozione parlamentare del 15/06/2022. Al punto 17 di tale mozione si prevede, infatti, l'adeguamento dei percorsi formativi, trasformando il corso di MG in un corso di specializzazione universitaria, equiparandola a tutte le altre specializzazioni. Per tale motivo Assimefac si rivolge, con una lettera aperta, alle istituzioni, assicurando il proprio impegno affinché siano intraprese opportune iniziative in tal senso.
Secondo Anaao Assomed ci vogliono soluzioni non più rinviabili, che i professionisti chiedono da tempo, per non abbandonare la sanità pubblica come limitare il burnout, prevedendo una rotazione dei dipendenti che lavorano in reparti ad alto rischio di stress. Ridefinire i carichi di lavoro. Incentivare la retribuzione, defiscalizzando alcune voci accessorie. Valorizzare la leadership femminile. Prevedere strumenti contrattuali per facilitare l’assistenza a figli e parenti. Questa la road map messa a punto e tracciata nel 25° Congresso Nazionale dell’Associazione.
Il 90% dei medici e il 93% dei pazienti ritiene che la riforma non migliorerà né il lavoro dei medici né i servizi ai cittadini. È quanto evidenzia il sondaggio di opinione commissionato dallo Smi e rivolto ai medici e ai pazienti sul DM 71. Un giudizio estremamente negativo. “Inoltre - precisa Pina Onotri, segretario generale Smi - il risultato del sondaggio dà lo spaccato di come viene percepita questa riforma proprio da coloro che dovrebbero concretizzarla" e che non sono stati affatto coinvolti nell'iter della riforma dell'assistenza territoriale.
Dalla Lombardia all'Emilia Romagna fino alla Campania, per la chiusura delle Usca, avvenuta il 30 giugno, come da disposizioni di legge, si leva un grido d'allarme da parte dei medici di famiglia, anche se con qualche distinguo. La posizione più intransigente contro la loro chiusura è quella espressa dallo Snami. I medici denunciano una situazione paradossale. I contagi da Covid aumentano e dovranno essere i Mmg, già usurati dal carico di lavoro, a mutuare quello delle Usca. Nel frattempo molti colleghi impegnati fino ad ora nelle Unità Speciali di Continuità Assistenziale si ritrovano senza un posizionamento lavorativo, in altre parole disoccupati.
La richiesta è della Fismu che ha riscontrato in diverse regioni un fenomeno preoccupante che 'appesantisce' il lavoro negli studi dei Mmg: pazienti over 50 con tripla vaccinazione, ma fatta in ritardo rispetto alla scadenza prevista della legge, che chiedono certificati per evitare le sanzioni amministrative.
“È tempo di comprendere che il lavoro dei medici del Ssn e dei dirigenti sanitari reclama, oggi e non domani, un diverso valore, anche salariale, diverse collocazioni giuridiche e diversi modelli organizzativi. Il futuro della sanità può nascere solo da un impegno collettivo, da un confronto e un dialogo con le istituzioni per condividere un progetto comune”. Questo l'appello lanciato dal Segretario Nazionale uscente dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo, nella sua relazione al 25° Congresso Nazionale dell’Associazione svoltosi a Napoli.