In una nota stampa, il presidente della Fiaso Francesco Ripa di Meana ha tenuto ad evidenziare che: “La norma sull’impossibilità di cumulare reddito da lavoro autonomo e trattamento pensionistico porterà i sanitari che si sono resi disponibili a prestare la loro collaborazione nel contrasto alla epidemia da Covid-19 a rinunciare agli incarichi. Ciò rischia di provocare pesanti contraccolpi proprio nel momento in cui il Ssn è impegnato ad affrontare l’emergenza epidemiologica. Per questo ne chiediamo l’abrogazione”.

"Per dare tempestiva attuazione all’Accordo quadro nazionale per la somministrazione dei vaccini anti Sars-CoV-2 in farmacia da parte dei farmacisti - si legge in una nota di Federfarma - le Federfarma provinciali raccoglieranno le adesioni delle farmacie e le trasmetteranno a Federfarma nazionale in modo da consentire alla Struttura Commissariale di inserire le farmacie nel piano di distribuzione dei vaccini". "Tantissimi farmacisti - ha inoltre dichiarato il presidente della Fofi - hanno già concluso il primo step di formazione teorica sul portale dell'Iss per poi passare ai tirocini nelle farmacie con medici e infermieri abilitati alla vaccinazione".

In piena fase pandemica gli interventi straordinari sono del tutto auspicabili, tuttavia per Cimo-Fesmed la sicurezza delle cure non può essere compromessa da iniziative che fanno tanta immagine ma che, di fatto, non risolvono i veri problemi organizzativi e anzi, rischiano di creare ulteriori dubbi come per la decisione di affidare ai farmacisti la somministrazione dei vaccini.

"Non servirà una laurea per fare un’iniezione". Questa è la frase espressa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sul dibattito aperto dai medici contro la somministrazione dei vaccini anti Covid da parte dei farmacisti. Un dibattito che Zaia ha definito sterile. Tali affermazioni hanno destato le proteste degli Ordini dei Medici veneti e anche della FNOMCeO che ha puntualizzato: "Infermieri, farmacisti, medici studiano anni per acquisire le loro competenze, peculiari, diverse e specifiche per ogni professione".

Malgrado le dichiarazioni del Ministro della Salute sull'impegno del governo a "lavorare, in sede di conversione del decreto, ad una protezione legale per il personale sanitario impegnato nell’emergenza che vada oltre la semplice norma approvata in Consiglio dei Ministri che riguarda le vaccinazioni", i rappresentanti delle categorie professionali della sanità, ad eccezione del Sindacato dei Medici Italiani, esprimono delusione per il Decreto Legge sulle misure urgenti per il contenimento dell’epidemia nella parte inerente alla responsabilità sanitaria da somministrazione del vaccino anti Covid.

L'esercito dei vaccinatori si dilata, ma la campagna vaccinale non decolla come dovrebbe. Nel frattempo si punta il dito contro i medici di medicina generale rei di essere poco disponibili a dare una mano nella vaccinazione di massa. Sembrano, al riguardo, cadere nel vuoto gli innumerevoli appelli lanciati dalla categoria che giungono dalle varie Regioni. Esiguità delle dosi consegnate, liste dei nominativi per la vaccinazione domiciliare che latitano rendono la partecipazione dei medici di famiglia un percorso ad ostacoli.

"Le procedure previste dalla norma per l'obbligo vaccinale degli operatori sanitari - ha dichiarato recentemente il presidente della FNOMCeO all'Adnkronos Salute - non ne garantiscono l'applicabilità. Serve semplificare il sistema sanzionatorio per rendere la normativa più efficace. È necessario essere molto più chiari e più duri, con provvedimenti più incisivi e forti. Non escluderei nemmeno il licenziamento".