"Devono servire alla soluzione dei problemi del territorio per offrire ai cittadini un servizio migliore, ma non possono rappresentare ulteriori difficoltà per l'esercizio della professione dei medici di famiglia già allo stremo". A precisare ciò Cristina Patrizi, segretario regionale Smi-Lazio dopo il primo incontro negoziale con Francesco Rocca, Presidente della Regione Lazio e Andrea Urbani, direttore della Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria.

Questo tema è stato al centro del confronto con i principali operatori di settore nell'evento organizzato da Valore, nell'ambito del Forum Valore Club, su Sanità & Innovazione svoltosi presso la Sala dell'Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica. Durante l'evento si è discusso dei cambiamenti necessari per passare da un approccio reattivo, focalizzato sulla difesa legale, a una prospettiva preventiva, incentrata sulla promozione della salute e sulla riduzione dei rischi ed è stata sottolineata l'importanza della riforma della legge sulla responsabilità professionale, che è in dirittura d'arrivo, in particolare sull'introduzione in sede civile dell'istituto della lite temeraria.

A tracciarne i confini di utilizzo, il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, ascoltato in audizione presso la Commissione XI – Lavoro della Camera."L'Intelligenza Artificiale - ha precisato Anelli -  rappresenta l’innovazione dirompente per eccellenza, ma deve essere di supporto per il medico, orientato al bene della persona, e non suo sostituto. La diffusione massiva e sistemica impone la necessità di una regolamentazione chiara e condivisa in linea con l’Europa”.

Ad esprimerli è Angelo Testa, Presidente nazionale Snami, che rilancia l’autocertificazione dei primi 3 giorni di malattia come scelta appropriata che alleggerirebbe significativamente il lavoro nella medicina territoriale e nel contempo responsabilizzerebbe i pazienti. Di tutt'altro parere la Fimmg secondo cui la certificazione attraverso la televisita, (art. 20 Decreto Semplificazioni) alleggerirebbe i carichi di lavoro dei Mmg, soprattutto quelli amministrativi che riducono l’attrattività della medicina di famiglia agli occhi dei giovani laureati.

Evd"L’unificazione di tutti gli operatori sanitari nel contratto della dipendenza dal Ssn non è un aspetto marginale del nuovo assetto delle cure primarie, ma è l’unico modo per consentire un'efficace collaborazione tra ospedale e territorio". Questa è la risposta del Movimento Mmg per la Dirigenza alle recenti affermazioni del Ministro della Salute in merito al futuro ruolo dei medici di famiglia nell'ambito della riforma della medicina di primo livello. Per il Ministro a fare la differenza non sarà la dipendenza o che i Mmg restino nel Ssn liberi professionisti convenzionati, ma la disponibilità oraria dei medici di medicina generale all'interno delle Case di Comunità.

EvdIl diniego, forte e chiaro, viene dal segretario generale della Fimmg Silvestro Scotti che in una intervista all'Adnkronos ha dichiarato: "Privatizzare le cure primarie significherebbe denaturarle. L'esempio dell'Inghilterra, dove è in arrivo una piattaforma privata norvegese di medici di medicina generale che propone servizi a pagamento, "nel nostro Paese favorirebbe un'assistenza a più velocità, e, soprattutto, metterebbe a rischio la prevenzione, elemento essenziale in una visione della salute globale".

Contro i pazienti aggressivi i medici di medicina generale si difendono mettendo in campo il dispositivo della ricusazione. Il fenomeno ha avuto una vera e propria escalation nel trevigiano (Ulss 2) dove nel 2023 le ricusazioni da parte dei medici di famiglia sono state 500. Per i pazienti ricusati, scegliere un altro medico sarà difficile, vista la penuria di cui soffre il territorio.