Il Collegio Italiano dei Primari di Oncologia Medica Ospedaliera (Cipomo) ribadisce il proprio impegno nella collaborazione con il mondo universitario, ma sottolinea la necessità di mantenere distinti ruoli e competenze. “Oltre l’80% dei pazienti oncologici viene preso in carico nei reparti ospedalieri,” afferma il presidente del Cipomo, Paolo Tralongo, sottolineando la radicata tradizione dell’oncologia ospedaliera in Italia. Queste strutture non solo gestiscono il percorso di cura e la transizione ospedale-territorio, ma giocano un ruolo fondamentale nella sostenibilità del sistema sanitario e nell’appropriatezza degli interventi terapeutici.
Il Cipomo evidenzia inoltre il contributo chiave degli ospedali nella formazione pratica dei giovani oncologi. “Se la teoria si apprende in università, è in ospedale che i futuri specialisti vivono le emergenze, affrontano i turni di guardia e si confrontano con casi reali,” spiega il segretario nazionale Giuseppe Aprile. A questo si aggiunge l’importante attività di ricerca clinica indipendente, che si sviluppa in larga parte all’interno delle strutture ospedaliere.
Per garantire standard elevati di cura e un sistema efficiente, il Cipomo insiste sulla necessità che le direzioni ospedaliere siano affidate a oncologi con adeguata formazione clinica e manageriale. “Solo con una governance efficace possiamo partecipare alle reti oncologiche regionali e contribuire attivamente all’innovazione,” aggiunge Tralongo.
La posizione del Cipomo si traduce in un chiaro invito alla sinergia tra ospedali e università. “Solo lavorando insieme in un rapporto paritetico e complementare si potranno affrontare le sfide future della sanità italiana,” conclude Tralongo, sottolineando l’importanza di un approccio integrato e collaborativo per il progresso dell’oncologia nel Paese.