EvdDurante gli Stati generali della prevenzione svoltisi a Napoli, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha evidenziato la possibilità di destinare le risorse attualmente impiegate per i medici gettonisti all’assunzione di personale sanitario a tempo indeterminato. Tale proposta, se attuata, permetterebbe di garantire maggiore stabilità e qualità dei servizi sanitari, soprattutto nelle aree di emergenza. Tuttavia, questa ipotesi si scontra con alcune criticità, una fra tutte è rappresentata dal blocco delle assunzioni nella Pubblica amministrazione, una misura di contenimento della spesa pubblica che ostacola il reclutamento di nuovi professionisti nel Servizio sanitario nazionale (Ssn). 
Le criticità sollevate dai sindacati medici
La carenza di personale negli ospedali italiani ha portato a una crescente dipendenza dai contratti a gettone, una modalità di impiego temporanea che, pur garantendo la copertura di turni critici, aggrava la spesa complessiva e limita la continuità assistenziale. L’assenza di un piano di reclutamento stabile ostacola la programmazione sanitaria e la qualità del servizio erogato. 
In tale contesto la proposta di Schillaci segna un passo verso la stabilizzazione del personale, ma per centrare l'obiettivo, bisogna fare i conti con numerose criticità normative, finanziare e legate anche alle attuali condizioni di lavoro e  all’attrattività della carriera medica. Secondo Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, il nodo centrale è la difficoltà di sostituire i medici gettonisti se non si interviene sul miglioramento delle condizioni lavorative e salariali: "Se non si migliorano le condizioni di lavoro e non si adeguano gli stipendi, sarà molto difficile trovare medici disponibili ad andare a lavorare in Pronto soccorso per colmare i vuoti lasciati dai gettonisti." Quici sottolinea che le aziende sanitarie preferiscono i contratti a gettone, perché più flessibili rispetto alle assunzioni a tempo indeterminato, che comportano un impegno finanziario a lungo termine. Inoltre, evidenzia le difficoltà dei medici dipendenti rispetto ai gettonisti, che possono scegliere gli incarichi, lavorare meno turni e godere di maggiore autonomia.
Anche Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao-Assomed, sottolinea che per rendere operativa la proposta di Schillaci è necessario un decreto ministeriale sui fabbisogni, che permetta di determinare il numero reale di professionisti necessari nei reparti:  "Il tetto di spesa formalmente è stato tolto nell'ultima finanziaria, ma potrà essere effettivo solo quando il Ministero della Salute farà un decreto sui fabbisogni." Di Silverio evidenzia inoltre il rischio che la scadenza dei contratti dei medici a gettone, prevista per il 30 luglio, possa aggravare la carenza di organico durante il periodo estivo, aumentando lo stress e il rischio di burnout tra il personale ospedaliero.

Prospettive di riforma e soluzioni

L’attuale quadro normativo impone infatti restrizioni che rendono complessa l'attuazione di un piano di stabilizzazione del personale sanitario. Alla luce delle criticità evidenziate, una transizione efficace verso le assunzioni stabili richiede interventi normativi e finanziari, tra cui.
1.    Deroghe settoriali al blocco delle assunzioni, giustificate dalla necessità di garantire i livelli essenziali di assistenza e contrastare la carenza di personale.
2.    Revisione del sistema di finanziamento, con una riallocazione delle risorse destinate ai contratti temporanei per incentivare l’assunzione stabile del personale sanitario.
3.    Snellimento delle procedure concorsuali, attraverso iter di selezione più efficienti che riducano i tempi di reclutamento e facilitino l’inserimento nel Ssn.
4.    Incentivi alla stabilizzazione, che permettano alle Regioni maggiore autonomia nella gestione delle risorse e nella programmazione dell’organico ospedaliero.
5.    Piani di rientro per le Regioni con bilanci critici, con interventi mirati a garantire sostenibilità finanziaria e sblocco delle assunzioni nel medio-lungo periodo.
In sintesi, l’attuale quadro normativo rappresenta un ostacolo alla trasformazione del modello di impiego nel Ssn, ma la proposta del ministro apre un dibattito cruciale sulla necessità di una riforma strutturale del sistema di assunzioni nella sanità pubblica. L’evoluzione delle politiche sanitarie nei prossimi mesi sarà determinante per capire se, e in che modo, sarà possibile garantire al personale medico maggiore stabilità occupazionale, migliorando al contempo la qualità dei servizi per i cittadini.
A.S.