La Missione Salute del Pnrr rappresenta un’opportunità storica per rafforzare il Servizio sanitario nazionale. Ma senza un’accelerazione concreta e una governance trasparente, il rischio è quello di sprecare risorse e lasciare incompiuta la riforma più ambiziosa della sanità italiana degli ultimi decenni. A undici mesi dalla scadenza finale della Missione Salute del Pnrr, questo, in sintesi, è l'allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe sullo stato di attuazione degli obiettivi. Nonostante il rispetto formale delle scadenze e l’erogazione delle rate europee, la spesa effettiva delle risorse e l’avanzamento reale dei progetti procedono con lentezza e forti diseguaglianze territoriali.
Secondo il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, “delle 14 misure da completare entro giugno 2026, almeno cinque presentano criticità di attuazione e per altre cinque non è possibile una valutazione indipendente per mancanza di dati pubblici. Solo quattro risultano quasi completate o già raggiunte”.
Gimbe invoca una stretta collaborazione tra Governo, Regioni e Asl per evitare tre rischi: 
1. la mancata realizzazione dei target europei con possibile restituzione dei fondi; 
2. il raggiungimento dei target nazionali senza ridurre le diseguaglianze; 
3. l’incasso delle risorse senza benefici reali per cittadini e pazienti, lasciando in eredità strutture vuote e tecnologie non integrate nel Ssn.

Le criticità. Secondo la Corte dei Conti, al 31 dicembre 2024 risultavano ancora da spendere 12,81 miliardi di euro, pari all’82% delle risorse assegnate alla Missione Salute. Per completare l’attuazione finanziaria entro giugno 2026, sarà necessario un ritmo di spesa sette volte superiore rispetto al triennio precedente.
Il Ministero della Salute ha identificato 13 target e una milestone da raggiungere entro il 30 giugno 2026, di cui tre entro dicembre 2025 per l’erogazione della IX rata e i restanti dieci entro giugno per la X. Il completamento non è solo formale: coincide con la consegna effettiva di strutture e servizi che dovrebbero migliorare concretamente l’assistenza sanitaria.

Obiettivi in ritardo: assistenza territoriale e posti letto. Tra i target più critici, la riorganizzazione dell’assistenza territoriale è la più problematica. I dati Agenas mostrano che, a fine 2024, solo 164 delle 1.038 Case di Comunità previste avevano attivato tutti i servizi, e appena 46 disponevano di personale sanitario. In quasi il 38% dei casi, nessun servizio era attivo. Cartabellotta segnala la carenza di infermieri e la mancata integrazione dei medici di famiglia come ostacoli strutturali.
Anche gli Ospedali di Comunità mostrano ritardi: su 307 strutture previste, solo 124 dichiarano almeno un servizio attivo, senza dati sul personale. Per i posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva, il Pnrr ne prevede oltre 5.900, ma al marzo 2025 ne risultano attivati meno del 40%.

Fse: tra potenzialità e consenso mancato. L’adozione del Fse entro giugno 2026 è un altro obiettivo strategico. Tuttavia, a marzo 2025 solo sei documenti sanitari risultano disponibili in tutte le Regioni e appena il 42% dei cittadini ha dato il consenso alla consultazione dei propri dati. “Senza informare e rassicurare i cittadini – avverte Cartabellotta – il Fse rischia di restare uno strumento sottoutilizzato”.

Obiettivi in fase avanzata o già raggiunti
Quattro target risultano in fase avanzata o completati:
1.    I progetti di ristrutturazione ospedaliera hanno superato la soglia teorica di finanziamento.
2.    L’assistenza domiciliare integrata ha già superato il target con oltre 900.000 pazienti presi in carico.
3.    Le grandi apparecchiature sanitarie sono quasi tutte consegnate e collaudate.
4.    I contratti di formazione specialistica sono stati completati con 4.200 borse attivate.

Restano invece incerti i dati su:
⦁    telemedicina; digitalizzazione degli ospedali sede di Dea; 
⦁    alimentazione del Fse da parte dei medici di famiglia;
⦁    interoperabilità della tessera sanitaria elettronica.