
Di recente è stata posta attenzione al possibile ruolo svolto dalla vitamina D nella regolazione del metabolismo glucidico. Infatti, la vitamina D, oltre alla sua ben nota funzione nell'assorbimento del calcio e nel metabolismo osseo, è risultata implicata in varie condizioni patologiche, incluso il diabete. Questa analisi acquisisce grande risalto, in quanto si stima che quasi un miliardo di persone in tutto il mondo siano carenti di vitamina D, con una prevalenza significativa tra le donne in gravidanza. In Australia, dove il diabete gestazionale ha un’incidenza dell'11%, c'è una grande attenzione nella ricerca della relazione tra carenza di vitamina D e diabete gestazionale. A tal proposito, un’analisi epidemiologica rileva una crescente incidenza di diabete gestazionale tra le donne asiatiche. Partendo da questi presupposti, gli autori di un recente lavoro hanno condotto un'analisi retrospettiva su una coorte di 252 donne incinte provenienti da cliniche prenatali tra il 2018 e il 2022. Nello specifico, le partecipanti sono state divise in quattro gruppi in base ai livelli sierici di vitamina D e classificate come: gravemente carenti (se i livelli di vitamina D erano <25 nmol/L), carenti (per livelli di vitamina D compresi tra 25 e 50 nmol/L), insufficienti (per livelli di vitamina D compresi tra 51 e 75 nmol/L), e sufficienti (se >75 nmol/L). Le donne classificate come gravemente carenti avevano livelli di glucosio a digiuno più elevati (5.73±1,24 mmol/L) rispetto a quelle degli altri gruppi (p=0.003). È interessante notare che il 27% delle pazienti inserite nello studio riceveva una diagnosi di diabete gestazionale. Inoltre, è stata eseguita un'analisi di regressione lineare multivariata aggiustata per età, etnia, Bmi, stato di diabete gestazionale e stagionalità, che ha permesso di identificare la soglia della vitamina D legata ad un aumento del rischio diabete gestazionale, risultata pari a 45 nmol/L. Dall’analisi per etnia emerge che le donne dell'Asia meridionale avevano mediamente valori inferiori di vitamina D (41.17±18.03 nmol/L contro 45.15±16.75 nmol/L) e livelli di glucosio più elevati al test di tolleranza, rispetto alle donne caucasiche. In accordo con la teoria di una associazione tra vitamina D e diabete gestazionale, le donne asiatiche presentavano un’incidenza maggiore di questa condizione rispetto alle donne caucasiche, pari rispettivamente al 36% e 22%. La percentuale di donne con diabete gestazionale risultava proporzionale allo stato di carenza di vitamina D; infatti la percentuale più alta (45%) era trovata tra le donne appartenenti al gruppo gravemente carente. Inoltre, i livelli di vitamina D erano positivamente correlati con il peso alla nascita (p=0.02). In conclusione, questa ricerca chiarisce l’esistenza di un forte legame tra la carenza di vitamina D e l’aumento del rischio di diabete mellito gestazionale, in particolare tra le donne dell’Asia meridionale. Questi risultati sottolineano la necessità di interventi mirati per migliorare i livelli di vitamina D nei gruppi etnici ad alto rischio, e alla luce di questi risultati, viene raccomandato di attuare screening della vitamina per le future mamme, in particolare quelle appartenenti a gruppi etnici con una maggiore prevalenza di carenza. Lo studio in esame acquisisce ancor maggiore rilievo se si considera che stanno emergendo le prove che promuovono un'integrazione di vitamina D durante la gravidanza per ridurre il rischio di complicanze associate al diabete gestazionale.
Bibliografia
Saluja S, et al. Impact of Vitamin D Deficiency on Gestational Diabetes and Pregnancy Outcomes Across Diverse Ethnic Groups: A Retrospective Cohort Study. Nutrients 2025; 17:565. https://doi.org/10.3390/nu17030565.