EvdUn nuovo importante progetto, Dorian Gray, finanziato dall’Unione Europea (UE) e guidato dall’Università di Brescia e da partner tra cui la Società Europea di Cardiologia (Esc), mira a scoprire i collegamenti tra le malattie cardiovascolari (Cvd) e il deterioramento cognitivo lieve (Mci). L’ambizione del progetto Dorian Gray è in linea con il piano strategico Orizzonte Europa dell’UE per il periodo 2021-2024, sottolineando un approccio olistico alla prevenzione delle malattie e alla promozione della salute fisica e mentale.
Dorian Gray, partito ufficialmente il 1° gennaio 2025, durerà cinque annie dispone di un budget di 11 milioni di euro distribuiti tra 24 partner.
Circa un terzo delle persone affette da Cvd presenta anche un Mci, tuttavia il Mci non viene diagnosticato in circa il 50-80% di questi casi. L’associazione tra le due condizioni va oltre la semplice condivisione di fattori di rischio ben consolidati e implica che la stessa Cvd possa contribuire al Mci, che si riferisce a uno stadio di declino cognitivo maggiore del normale per l’età e l’istruzione di una persona, ma non abbastanza grave da compromettere la funzione quotidiana. Al contrario, la demenza è caratterizzata da un progressivo declino delle capacità cognitive e della capacità di vivere in modo indipendente.
L’ambizione generale di Dorian Gray è quella di scoprire i meccanismi che collegano Mci e Cvd e sviluppare un approccio integrato, che mira a promuovere la resilienza e migliorare la salute generale della popolazione che invecchia. Si inizierà con l'analisi dei dati disponibili in pazienti con Cvd, come lo scompenso cardiaco (Hf), in cui i meccanismi che portano al Mci sono potenziati, e successivamente verranno definiti i fattori che aggravano l'insorgenza e la progressione del deterioramento cognitivo nella popolazione generale con fattori di rischio cardiovascolare (Cvrf).
"Per anni, la malattia di Alzheimer (Ad) e la demenza cerebrovascolare sono state viste come entità separate. Ricerche recenti suggeriscono che potrebbero rappresentare un continuum, con percorsi sovrapposti che favoriscono la deposizione di beta-amiloide vascolare o parenchimale", spiega il dottor Riccardo Proietti, coordinatore scientifico di Dorian Gray, dell'Università di Liverpool, Regno Unito. "La Cvd non solo condivide fattori di rischio con il deterioramento cognitivo (Ci), ma può anche contribuire ad esso, attraverso meccanismi come l'ipoperfusione cronica, gli infarti e la rigidità arteriosa. Tuttavia, una teoria unificante rimane sfuggente a causa della mancanza di biomarcatori affidabili per la diagnosi precoce e la stratificazione del rischio nei pazienti con Mci e Cvd. L'obiettivo di Dorian Gray è quello di sviluppare un'ipotesi basata sulla neurobiologia che colleghi Mci e Cvd, utilizzando biomarcatori per la valutazione clinica per informare le politiche sanitarie congiunte per la prevenzione, sviluppando allo stesso tempo uno strumento digitale innovativo che può essere utilizzato per il miglioramento cognitivo.
Il progetto integrerà dati del mondo reale provenienti da più fonti (ad esempio smartwatch, smartphone, tablet) e sfrutterà l’intelligenza artificiale (Ai) insieme a variabili cliniche per consentire la stratificazione del rischio e un trattamento personalizzato. Questo approccio può essere applicato alla prevenzione primaria (stratificazione del rischio per Mci), alla prevenzione secondaria (rallentamento della progressione verso la demenza) e alla prevenzione terziaria (riduzione della gravità del Mci).
Ciò, a sua volta, consentirà l’identificazione precoce di modelli o “impronte digitali” della potenziale progressione del Mci e introdurrà un cambiamento di paradigma nell’assistenza sanitaria, applicabile ad altre malattie non trasmissibili. Una caratteristica innovativa del progetto è l’uso di un avatar medico, una tecnologia innovativa con un potenziale vasto, ma in gran parte non sfruttato, nel settore sanitario. In Dorian Gray, l’exergaming di coaching basato su avatar (Abce) – un’attività fisica basata sulla tecnologia – servirà sia come strumento di miglioramento cognitivo nella componente exergame sia come intervento sullo stile di vita nel sistema di coaching. Invece di limitarsi a offrire istruzioni comportamentali esplicite, Abce modella tutti gli aspetti della vita di un utente in modo completo, aumentando la sua consapevolezza sul benessere fisico e mentale, incidendo positivamente su un invecchiamento in buona salute.
Le parti chiave del progetto includono:
• utilizzo di dati provenienti da oltre 300.000 individui in sei Paesi per sviluppare un modello di intelligenza artificiale per prevedere il rischio e la predisposizione al Mci;
• co-progettazione e sviluppo di un efficace sistema di coaching digitale (Cs), per facilitare l'adozione di cambiamenti di stili di vita sani;
• co-progettazione e sviluppo della soluzione avatar-based exergaming (Abe), che incorpora esercizi fisici e cognitivi strutturati all'interno di un ambiente simile a un gioco di ruolo;
• consegna di uno studio pilota randomizzato e controllato in pazienti con insufficienza cardiaca e Mci per testare la fattibilità e l'efficacia dell'intervento Abce di exergaming di coaching basato su avatar;
• generazione di un rapporto di valutazione delle tecnologie sanitarie (Hta), basato sui risultati di uno studio clinico di implementazione condotto in quattro centri clinici in tutta Europa;
• comunicazione dei risultati del progetto ai pazienti, agli operatori sanitari, ai responsabili delle politiche sanitarie e alla comunità scientifica, garantendo un ampio coinvolgimento delle principali parti interessate.
Dorian Gray avrà un impatto sostanziale su vari sottogruppi della popolazione europea, compresi i pazienti con Cvd e gli individui ad alto rischio di Mci. Risponderà alle esigenze di prevenzione primaria, secondaria o terziaria.
Supponendo che l’intervento di Dorian Gray porterà a una riduzione del 5-10% nella prevalenza dei fattori di rischio di demenza – come diabete, ipertensione, obesità, inattività fisica, depressione, fumo e basso livello di istruzione – si stima che l’impatto nei Paesi dell’UE entro il 2050 sarà di 1-2 milioni di casi di demenza in meno. Nello specifico, una riduzione del 5% nella prevalenza dei fattori di rischio comporterebbe 1 milione di casi in meno, mentre una riduzione del 10% eviterebbe 2 milioni di casi.