
"Il numero di Case di comunità da realizzare nell’ambito del Pnrr - ha ricordato il presidente dell'Enpam Alberto Oliveti in un articolo pubblicato sul sito dell'Ente - è stato ridotto di quasi un terzo (adesso l’obiettivo è di 936) e il teletrasporto non è stato inventato. Difficile quindi immaginare una Casa di comunità ogni 300 chilometri quadrati, quando i pazienti in carne ed ossa vivono in città grandi o piccole, in paesini, in montagna, nelle isole. Per fortuna lo Stato non deve pensare a tutto da solo. La sanità pubblica è fatta anche di decine di migliaia di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che ogni giorno aprono i loro studi e accolgono i pazienti che li hanno scelti, tutte le volte che c’è bisogno e senza bisogno di pagare neanche un ticket. Dove lo Stato non arriva, può lo spirito d’impresa di questi medici liberi professionisti convenzionati". E a tale proposito Oliveti ha menzionato il progetto presentato di recente a Riccione nel convegno nazionale della Simg che mira alla costruzione di: "Una rete di migliaia di Case di Comunità periferiche (spoke), disseminate sul territorio italiano, frutto di aggregazione e/o espansione di studi medici esistenti, oppure di nuova costituzione, da collegarsi con le poche Case di Comunità centralizzate (hub) previste dal Pnrr. Queste Case di Comunità spoke verranno realizzate grazie all’iniziativa imprenditoriale degli stessi medici e all’investimento del loro ente di previdenza Enpam, a costo zero per il Servizio sanitario nazionale. Così i cittadini continueranno a potersi scegliere un medico di fiducia in una struttura vicina a casa". Ed è proprio in tale contesto che si inseriscono anche le coop dei medici quale strumento di supporto alla medicina generale per garantire autonomia e rapporto fiduciario con i pazienti. Questo tema è stato al centro del recente convegno “La Medicina Generale protagonista nell’organizzazione delle Cure Territoriali” organizzato a Bari dalla Fimmg Puglia.
La sfida infatti è immaginare un modello territoriale in cui nuove forme associative tutelino l’autonomia del medico e il rapporto fiduciario: “Siamo in un momento cruciale per l'assistenza territoriale e il servizio sanitario: in assenza di una proposta alternativa - ha precisato nel suo intervento Silvestro Scotti segretario nazionale Fimmg- il sistema va verso una rigidità (DM 77 ndr) che non si sposa con la caratteristica liquida dell’assistenza territoriale. La responsabilità professionale dei medici di famiglia deve andare di pare passo con l’autonomia organizzativa individuale nell’ambito di un rapporto fiduciario. Se noi invece trasformiamo tutte le professioni sanitarie da professioni intellettuali a professioni tecniche, passiamo ad un sistema che può essere più facilmente automatizzato, ma che non risponde ai bisogni delle cure territoriali".
(A.S.)