
Il nostro sindacato non starà a guardare mentre si consuma l’ennesimo scempio ai danni dei professionisti della salute. Diciamo con forza che è ora di cambiare rotta: lo Stato deve avere il coraggio di definire chiaramente qual è il fabbisogno minimo di personale e partire da lì per aprire un confronto serio con le rappresentanze sindacali.
Servono risorse, sì, ma non solo economiche: servono interventi strutturali sulle condizioni di lavoro, sulla qualità dell’ambiente lavorativo, sulla certezza dei tempi, sul diritto al riposo e sulla sicurezza. Servono scelte politiche che riconoscano il valore, la fatica e la responsabilità che ogni medico porta sulle spalle.
Senza queste premesse non ci sarà alcuna riforma degna di questo nome. E noi, come sempre, saremo in prima linea per difendere la dignità e i diritti di chi lavora nella sanità pubblica".