EvdIn occasione della giornata mondiale del Medico di famiglia, che si festeggia il 19 maggio, Ipsos ha pubblicato i primi risultati dell’indagine condotta per Fimmg su un ampio campione di italiani e che rivela un significativo incremento della rinuncia alle cure a causa delle liste di attesa. “L’80% degli italiani ha rinunciato alle cure del Servizio sanitario nazionale più di una volta a causa dei lunghi tempi di attesa, un dato in netto peggioramento rispetto al 65% rilevato nel 2024 – afferma Andrea Scavo, responsabile dell’Osservatorio ItaliaInsight di Ipsos – con punte dell’84% per gli over60 e dell’86% tra le fasce in difficoltà economica. Tra chi rinuncia al Ssn per via dei tempi di attesa, l’84% si rivolge a un privato e il 13% rinuncia del tutto a curarsi, dato che sale al 19% tra chi vive difficoltà economiche. Al contrario i tempi di attesa per un appuntamento dal proprio medico di famiglia sono bassissimi: il 73% dei cittadini viene ricevuto entro una settimana, l’87% entro due settimane, solo il 4% oltre le due settimane”.
“Di fronte a una sanità al collasso, la Medicina generale resta l’ultimo servizio ancora adeguato a fornire ai cittadini un servizio gratuito e accessibile senza attese per le piccole urgenze ed entro pochi giorni per le visite su appuntamento – è il commento di Fimmg, la Federazione Italiana dei medici di medicina generale. Le proposte di riforma riportate da notizie giornalistiche da parte di alcune Regioni avrebbero lo scopo di trasformare l’efficienza del modello attuale della medicina generale in quello della dirigenza, con la diretta conseguenza di creare le liste di attesa laddove oggi non esistono, come già sta accadendo nei pochi Paesi in cui il medico di famiglia è un dipendente”
“Un altro dato significativo – continua Scavo – è relativo ai cittadini che hanno rinunciato a curarsi con il Ssn perché la prestazione di cui avevano bisogno non veniva erogata nella zona in cui vivevano: è accaduto più di una volta al 53% degli italiani contro il 44% rilevato nel 2024. In questo caso il 76% del campione si è rivolto al privato e ben il 20% ha rinunciato del tutto alle cure tra la popolazione generale: un valore che sale al 28% tra le persone in difficoltà economica. Al contrario, il 78% dei cittadini afferma di essere soddisfatto del proprio medico per la vicinanza dello studio alla propria abitazione, distante non più di 2 chilometri nel 63% dei casi e raggiungibile a piedi dal 41% del campione, in particolare dal 54% nel Sud Italia, dove ben il 77% della popolazione risiede entro 2 chilometri dallo studio del medico”.
“Anche in questo caso – conclude Fimmg – il sondaggio Ipsos conferma che per i nostri pazienti la prossimità dell’assistenza sanitaria di base è di primaria importanza e che la diffusione capillare dei nostri sessantamila studi medici è garantita su tutto il territorio nazionale. Salvaguardare questo modello e rinforzare l’offerta dei servizi vicino alle persone attraverso una fitta rete di spoke dovrebbe essere la priorità per la politica, riservando alle Case della comunità hub e agli ospedali l’offerta di prestazioni multiprofessionali, tecnologiche e ad elevata specializzazione”.