Cimo Fesmed critica l'ipotesi di trasformare i medici di medicina generale in dipendenti del Ssn. Secondo il presidente Guido Quici, la misura comprometterebbe il rapporto fiduciario medico-paziente, genererebbe problemi economici e metterebbe a rischio la sostenibilità dell'Enpam.
Una riforma che divide. Il dibattito sulla sanità territoriale e sulle Case di Comunità continua a far discutere. La Federazione Cimo Fesmed prende posizione contro l'ipotesi di trasformare i medici di medicina generale (Mmg) in dipendenti pubblici, evidenziando rischi per i pazienti, i medici ospedalieri e i conti dello Stato.
Secondo il presidente Guido Quici, il passaggio alla dipendenza metterebbe in crisi il rapporto fiduciario tra medico e paziente, impedendo ai cittadini di scegliere il proprio medico di famiglia. Inoltre, la distribuzione delle Case di Comunità su ampie aree geografiche potrebbe compromettere la medicina di prossimità, soprattutto per gli anziani.
Le criticità economiche. La Federazione solleva dubbi sui costi della riforma, stimati in almeno 2,5 miliardi di euro. Quici si chiede chi sosterrà le spese per il mantenimento degli studi dei medici di famiglia e avverte sui rischi per l'Enpam, la cassa previdenziale dei medici, che potrebbe subire pesanti conseguenze economiche.
Conseguenze per il Ssn. Il presidente di Cimo Fesmed critica l’ipotesi di un percorso accelerato di specializzazione per i medici di famiglia già in attività, definendolo inadeguato. Inoltre, il passaggio alla dipendenza potrebbe generare competizione interna nel Ssn, con 40mila medici di famiglia che si aggiungerebbero ai dipendenti nel sistema di progressione di carriera.
La soluzione già esiste?
Secondo la Federazione, per rafforzare la medicina territoriale basterebbe applicare l’Accordo collettivo nazionale, che consente ai medici di famiglia di dedicare parte del loro tempo alla sanità pubblica, evitando così le complessità della dipendenza.
Quici conclude ribadendo che la sanità territoriale va riformata e rafforzata, ma avverte: “Il rischio è di creare più problemi di quelli che si intendono risolvere”.