Un nuovo appello per una sanità territoriale davvero integrata e centrata sulle competenze di tutti gli attori in campo. A lanciarlo è il presidente della Fnomceo Filippo Anelli, che interviene pubblicamente sul contenuto della bozza del Decreto attuativo del cosiddetto “Decreto anziani” (Decreto Legislativo 15 marzo 2024, n. 29, pubblicato in G.U. il 18 marzo 2024), attualmente in fase di definizione da parte dei ministeri competenti.
Al centro della questione, i progetti di telemedicina per l’assistenza domiciliare agli anziani fragili e affetti da cronicità. Secondo le anticipazioni di stampa, la bozza prevede che a proporre tali progetti siano enti pubblici e privati accreditati, la rete delle farmacie territoriali e gli infermieri di famiglia e di comunità.
Una formulazione che però, osserva Anelli, esclude i medici — e in particolare i medici di medicina generale — da un ruolo attivo nella proposta e nella strutturazione di questi interventi. Il loro compito, secondo il testo attuale, si limiterebbe a garantire la compatibilità dei progetti con la propria attività, senza poter contribuire direttamente alla loro ideazione o conduzione.
“Nessuna menzione per i medici, che restano spettatori in un processo che invece li riguarda da vicino”, denuncia Anelli. E sottolinea come proprio i medici di famiglia possano offrire un contributo fondamentale nella presa in carico del paziente cronico a domicilio, garantendo continuità assistenziale, appropriatezza clinica e capacità relazionale.
“I medici dovrebbero poter partecipare direttamente alla presentazione dei progetti tramite le aggregazioni funzionali territoriali, mettendo a disposizione anche da remoto, attraverso i loro studi, le competenze professionali che li distinguono rispetto ad altri attori del territorio”, prosegue il presidente della Fnomceo.
Crescono le critiche anche da esperti e associazioni. Le osservazioni della Fnomceo si inseriscono in un quadro più ampio di perplessità sollevate anche da esperti del settore e associazioni di pazienti, che temono un modello di assistenza domiciliare troppo sbilanciato su logiche organizzative e tecnologiche, a scapito della relazione medico-paziente. In particolare, viene segnalato il rischio di una frammentazione delle competenze e di una sovrapposizione tra ruoli professionali, senza un chiaro coordinamento clinico. Alcuni osservatori sottolineano inoltre che, pur prevedendo un investimento di 150 milioni di euro e l’attivazione di progetti pilota in tre macroaree del Paese, il decreto non garantisce un’integrazione strutturata con i medici di medicina generale, che restano formalmente esclusi dalla possibilità di proporre direttamente i progetti.
Da qui l’appello a una revisione del testo che consenta una reale sinergia tra professionisti, evitando che la telemedicina diventi un processo “a compartimenti stagni”, scollegato dalla rete di cura già esistente.
Anelli conclude rilanciando un appello ai referenti istituzionali: “Confidiamo nella sensibilità del Ministro della Disabilità, Alessandra Locatelli, e del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, entrambi già attenti al ruolo dei medici. Per offrire ai cittadini un’assistenza davvero completa, servono tutte le competenze, anche quelle dei medici, sul territorio e direttamente al domicilio dei pazienti”.