Mmg tra appropriatezza e contabilità
Il sindacato ha formalmente diffidato la Commissione Capd, ritenendo l’addebito privo di giustificazione clinica e lesivo della dignità professionale del medico coinvolto.
Il contesto nazionale: modelli di controllo e criticità
In diverse regioni italiane, come l’Abruzzo, sono stati avviati programmi di monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva tramite piattaforme digitali e commissioni dedicate. Questi strumenti mirano a migliorare la qualità dell’assistenza, ridurre sprechi e garantire cure più efficaci. Tuttavia, il rischio di una deriva burocratica è concreto, soprattutto quando i controlli si basano su indicatori economici e non su valutazioni cliniche.
Secondo l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), l’appropriatezza prescrittiva deve basarsi su evidenze scientifiche, indicazioni terapeutiche e valutazioni individuali del paziente. La giurisprudenza contabile ha chiarito che non è possibile sanzionare economicamente un medico se non in presenza di errori macroscopici, privi di giustificazione clinica, e connotati da colpa grave o dolo.
Il segretario Smi Calabria pone una domanda cruciale: chi è legittimato a giudicare l’appropriatezza dell’operato di un medico di medicina generale? “Affidiamo questo compito a commissioni di burocrati delle Asl?”, si chiede. E aggiunge: “I medici di famiglia hanno completato un lungo percorso formativo e operano con una presa in carico personalizzata dei pazienti. Le decisioni terapeutiche non possono essere standardizzate né misurate con algoritmi contabili”.
Il sindacato sottolinea che ogni ulteriore iniziativa sanzionatoria, in assenza di motivazione clinico-giuridica, costituirebbe un atto lesivo della dignità del professionista e potrebbe esporre l’Asl a responsabilità risarcitorie.
Verso un modello condiviso
Il caso di Cosenza può diventare un punto di partenza per una riflessione più ampia. Serve un modello di controllo clinicamente fondato, che coinvolga i medici nella definizione degli standard e promuova il miglioramento continuo della pratica. L’obiettivo non deve essere la sanzione, ma la clinical governance, basata su responsabilità, trasparenza e confronto tra pari.