ll 90% dei medici milanesi è presente sui social media, ma solo uno su quattro li utilizza in modo professionale. È quanto emerge da un’indagine promossa dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di  (Omceo Mi), che ha accompagnato il lancio del primo corso Ecm dedicato al tema: “Se Ippocrate usasse Instagram: le buone pratiche dei social media per medici e odontoiatri”.
Il corso, disponibile in modalità Fad asincrona fino al 31 dicembre 2025, riconosce 9 crediti Ecm ed è riservato agli iscritti dell’Ordine di Milano.
Un uso diffuso ma ancora incerto. Secondo l’indagine, il 25% dei medici utilizza i social esclusivamente per finalità personali, mentre un altro 25% adotta un approccio ibrido. Tra chi li impiega in ambito professionale, le principali motivazioni sono:
  • divulgazione sanitaria (63%),
  • formazione continua (56%),
  • aggiornamento scientifico (51%),
  • cura della reputazione digitale (43%).
Tuttavia, il 65% degli intervistati ammette di avere dubbi sulla gestione della privacy e sui limiti deontologici della comunicazione online. Solo uno su quattro dichiara di conoscere bene le norme etiche applicabili.

L’ammonimento del presidente Rossi: “Serve etica, non si accettano amicizie dai pazienti”. Il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, ha sottolineato la necessità di una comunicazione fondata su basi scientifiche, distinguendo chiaramente tra opinioni e fatti. Ha inoltre ribadito che il comportamento del medico, anche al di fuori dell’ambito clinico, deve essere sempre consono al decoro della professione. “È importante evitare di accettare richieste di ‘amicizia’ dai pazienti. Il corso nasce per promuovere una comunicazione etica, efficace e sicura, capace di migliorare il rapporto con i pazienti e la presenza pubblica del medico”, ha dichiarato Rossi.
Una nuova alfabetizzazione digitale per la professione. Il curatore dell’indagine, Fabrizio Gervasoni, ha parlato di un necessario “salto culturale”: comunicare non significa banalizzare, ma saper tradurre la complessità clinica in modo chiaro e responsabile. Il rischio, ha spiegato, è quello di trasformare i medici in “influencer” che svuotano i messaggi clinici di contenuto, riducendoli a slogan.
Anche Angelica Giambelluca, social media manager dell’Ordine, ha evidenziato come la presenza online del medico non sia più opzionale, ma necessaria per contrastare la disinformazione e contribuire a una narrazione corretta della salute.
Deontologia, privacy e responsabilità
Il corso Ecm affronta in modo sistematico i riferimenti del Codice di Deontologia Medica relativi alla comunicazione pubblica, alla tutela della privacy e alla responsabilità etica del medico nell’era digitale. La dottoressa Maria Teresa Zocchi, responsabile scientifica del corso, ha ricordato che “il medico è medico anche quando non sta svolgendo il proprio lavoro”.
Giampaolo Di Donato, odontoiatra e componente Cao Milano, ha aggiunto che è vietato pubblicare messaggi suggestivi, ingannevoli o denigratori, mentre è obbligatorio fornire informazioni veritiere, documentabili e orientate alla tutela della salute pubblica.
Bias cognitivi e comunicazione empatica. Il corso affronta anche le dinamiche psicologiche della comunicazione digitale. La psicologa Valeria Fazio ha spiegato come la conoscenza dei bias cognitivi possa aiutare i medici a comunicare in modo più efficace e consapevole, evitando fraintendimenti e rafforzando la fiducia del pubblico.