Carlo Iannotti, presidente del Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti del Sindacato Medici Italiani (Smi), denuncia le iniziative delle aziende sanitarie locali (Asl) che, tramite report economici, accusano i medici di medicina generale di iper prescrizione. L’intervento chiarisce il significato normativo di appropriatezza secondo Aifa e contesta l’imposizione illegittima dei tetti di spesa. In una lettera aperta precisa:

"In merito ai rilievi ciclici avanzati dalle aziende sanitarie locali (Asl) sull’attività prescrittiva dei medici di medicina generale (Mmg), è necessario contestarne, con rigore, metodo e merito. È particolarmente grave che le Asl utilizzino i report di spesa per formulare accuse di "iper prescrizione", un concetto privo di base normativa e inventato da interpretazioni contabili che nulla hanno a che fare con la realtà clinica.
Le minacce di sanzione nei confronti dei Mmg giudicati 'iper prescrittori' si basano su parametri arbitrari e sistemi di valutazione privi di fondamento scientifico, legale o organizzativo. Le Asl, attraverso medie finanziarie astratte e scollegate dalla reale epidemiologia del singolo ambulatorio, cercano di imporre tetti di spesa mascherati da richiami all’appropriatezza prescrittiva.
È opportuno ribadire che nessuna normativa ha mai autorizzato l’imposizione di un budget di spesa ai Mmg. I medici, per loro natura, prescrivono in base alla prevalenza delle malattie, e non viceversa: ipotizzare un’inversione è non solo illogico, ma eticamente e legalmente insostenibile. È intollerabile pensare che un medico debba interrompere la propria attività assistenziale perché ha 'esaurito il budget'.
Inoltre, le pressioni operate tramite i report spingono alcuni Mmg a ridurre surrettiziamente la propria attività prescrittiva per timore di sanzioni. Questa dinamica, intimidatoria, è immorale, professionalmente antietica e del tutto illegale.
Appropriatezza: definizioni e distorsioni. Il concetto di appropriatezza, spesso mal interpretato, è privo di una definizione univoca. L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) afferma che non esiste una definizione precisa e che il termine è relazionale, ossia legato al contesto clinico. È stato introdotto in ambito sanitario come risposta alla necessità di ottimizzare risorse, mantenendo efficacia e equità. Ma, come evidenziato, questa nozione non ha mai generato norme che giustifichino tetti di spesa per i Mmg. L’unico decreto in materia – quello del 9 dicembre 2015 – si rivolge esclusivamente alle prescrizioni specialistiche, imponendo vincoli in termini di condizioni di erogabilità e sanzioni per gli specialisti, non per i Mmg.
Per la Medicina generale, le uniche disposizioni sono contenute nelle note Aifa, a partire dal 2004, e riguardano esclusivamente i farmaci. Una prescrizione è appropriata se rispetta indicazioni cliniche, dosaggio, durata, controindicazioni e interazioni. La spesa non è mai indicata come criterio di appropriatezza.
Tentare di ridurre l’attività prescrittiva di un Mmg per motivi economici, non clinici, rappresenta una violazione del diritto alla cura e ai livelli essenziali di assistenza (Lea).
Il diritto alla cura e il ruolo delle istituzioni. La Corte Costituzionale, con sentenza n. 169/2017, ha ribadito il 'carattere personalistico' delle cure sanitarie. Ogni terapia deve essere determinata in funzione della tutela individuale del paziente. Anche il Consiglio di Stato, con sentenza n. 2896 del 2022, ha affermato che le Regioni non possono sovrapporre proprie valutazioni tecnico-amministrative ai criteri stabiliti da Aifa in materia di appropriatezza e rimborsabilità, poiché attinenti ai Lea.
Alla luce di queste posizioni giuridiche e scientifiche, ogni tentativo di subordinare la prescrizione medica a logiche contabili è da considerarsi non solo infondato, ma pericolosamente lesivo della relazione di cura.