
Il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza del disegno di legge delega sulle professioni sanitarie, introducendo una riforma che segna una svolta per i medici di medicina generale. L’articolo 5 del provvedimento prevede la trasformazione del corso di formazione in medicina generale in una vera e propria scuola di specializzazione, ponendo fine a una disparità storica e allineando l’Italia agli standard europei.
Le novità principali per i Mmg
⦁ Equiparazione formativa: la medicina generale sarà riconosciuta come specializzazione a tutti gli effetti, con pari dignità rispetto alle discipline organo-specifiche.
⦁ Riconoscimento economico: i corsisti riceveranno un trattamento economico analogo a quello degli specializzandi, superando le attuali disparità.
⦁ Impiego nel Ssn: gli specializzandi in medicina generale potranno essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale, con garanzie previdenziali legate all’Enpam.
⦁ Formazione aggiornata: i percorsi formativi saranno affinati in relazione alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale, per rispondere ai bisogni emergenti di salute.
Le reazioni del mondo medico
Filippo Anelli, presidente Fnomceo, ha definito l’equiparazione “un atto dovuto” che restituisce dignità alla medicina generale e rafforza il capitale umano del Ssn. “Investire sulla formazione dei medici di famiglia – ha dichiarato – significa investire sulla sanità del futuro, capace di affrontare cronicità, prevenzione e digitalizzazione”.
Favorevole anche il Sindacato medici italiani (Smi). Pina Onotri, segretario generale, ha commentato:
“Siamo a favore, da molti anni, dell’istituzione di una Scuola di Specializzazione in medicina generale come già presente nel resto d’Europa. L’attuale sistema, affidato agli Ordini provinciali, ha prodotto una formazione disomogenea e poco attrattiva per i giovani medici.”
Secondo Onotri, è necessario un “vero e proprio salto culturale” che porti alla creazione di un settore scientifico disciplinare universitario dedicato alla medicina generale.
“Una scuola di specializzazione universitaria con un settore specifico per le cure primarie consentirebbe di acquisire competenze omogenee su tutto il territorio nazionale e di affrontare al meglio le sfide del futuro. Inoltre, permetterebbe ai giovani medici di avere nuovi incentivi per intraprendere la professione, instaurare ruoli universitari e sviluppare la ricerca sul territorio, elemento indispensabile per la qualità delle prestazioni”.
Il punto di vista della Fimmg. Sull’articolo 5, la Fimmg esprime una posizione favorevole, sottolineando l’importanza di rafforzare la qualità e la riconoscibilità del percorso formativo. "La trasformazione in Scuola di specializzazione - ha evidenziato Silvestro Scotti segretario generale Fimmg - è un’opportunità che attendevamo da tempo. Tuttavia, è essenziale che siano mantenute le caratteristiche specifiche della Medicina generale, così come definite anche dalla normativa europea". Scotti avverte sulla necessità di evitare che la nuova specializzazione venga ricondotta al Titolo III del DLgs 368, il che potrebbe generare equipollenze con altre discipline, contrarie alle norme comunitarie. Inoltre, sottolinea l’importanza di un coinvolgimento diretto della medicina generale nella didattica e di una strutturazione coerente con le altre specialità, ma mantenendo l’identità autonoma della medicina del territorio: "Se vogliamo davvero attrarre i giovani medici, la riforma deve essere accompagnata da risorse certe, organizzazione moderna e prospettive di carriera riconoscibili. Solo così la Mg potrà restare pilastro della prossimità e della prevenzione, garantendo risposte tempestive e di qualità ai cittadini".
E quello di Fmt. Positiva anche la valutazione della Federazione dei medici Territoriali-Fmt. Francesco Esposito, segretario nazionale, ha dichiarato: “Un grande passo avanti, anche se arriviamo con ritardo. Questa riforma è una prima risposta alla grave crisi che attanaglia la sanità pubblica”. Esposito sottolinea l’urgenza di ridare forza e speranza alla medicina generale, oggi in prima linea nell’assistenza primaria ma colpita da un crollo di vocazione. “Il sistema formativo regionale è imperfetto: senza tutele, lontano dai canoni europei e con borse economicamente molto più basse rispetto alle altre specializzazioni mediche. Una ingiustizia da sanare, che questo Ddl delega finalmente corregge".
Una riforma strategica per la sanità territoriale. Se attuata con coerenza, la riforma potrebbe rappresentare non solo un riconoscimento formale per i medici di medicina generale, ma anche un investimento strategico per rafforzare il sistema sanitario nazionale. Valorizzare la medicina del territorio significa ridurre le disuguaglianze formative, migliorare la presa in carico del paziente e rendere il Ssn più attrattivo per le nuove generazioni di professionisti.