Da disponibilità presunta a protesta crescente: le parole del Ministro Schillaci sulla disponibilità dei Mmg a esercitare 12 ore nelle Cdc hanno acceso un fronte sindacale sempre più ampio. Dopo le prime riserve espresse dallo Snami, anche  Smi prende posizione, contestando sia il contenuto dell’annuncio che la mancanza di confronto con la categoria. Pina Onotri, segretaria generale dello Smi, interviene con fermezza: “Il Ministro afferma che i medici di famiglia sono disponibili a lavorare nelle Case di Comunità. Non ci risulta che la categoria sia stata consultata.”
Il sindacato precisa che il contratto attuale prevede l’impiego nelle CdC solo per i nuovi medici a ruolo unico. Tuttavia, i bandi per queste posizioni stanno andando deserti, segno di una scarsa attrattività e di regole d’ingaggio troppo rigide. Smi aveva già proposto correttivi come part-time e straordinari, ma senza riscontro concreto.
Il sindacato critica il modello delle Case di Comunità, considerato un’eredità di una legge vecchia di vent’anni. Le precedenti esperienze con le Case della Salute e le Aggregazioni Funzionali Territoriali sono state giudicate fallimentari, prive di una funzione chiara e spesso inutilmente dispendiose. “Non si capisce cosa vadano a fare i medici di famiglia in queste strutture” - afferma Onotri che chiede soluzioni concrete alla carenza di Mmg sul territorio, a partire da incentivi per i giovani e da una revisione organizzativa e retributiva del lavoro convenzionato.
Un altro punto dolente riguarda il lavoro “invisibile” dei medici: "Tutto il lavoro di back office che si svolge  'dietro le quinte' evidenzia la segretaria generale  -  per supportare i pazienti, attualmente non viene riconosciuto, né tanto meno viene certificato quali siano i reali carichi assistenziali di ciascun medico di medicina generale, al di là dell’apertura degli studi che sono ore di front office e di ricevimento. “Non si può pensare che questi medici  - continua - lavorino all’interno di strutture con il rapporto convenzionato a quota capitaria, né che mantengano in piedi un’assistenza periferica”.
Smi teme che si stia tentando di estendere l’obbligo anche ai medici già in servizio, modificando in corsa le regole contrattuali. “Se dovesse verificarsi questa possibilità, ci saranno una raffica di dimissioni” avverte Onotri. Motivo per cui si sollecita il Ministro della salute a fare  chiarezza su quanto affermato, sottolineando che non tutti i sindacati sono stati coinvolti nel confronto. “Vorremmo capire bene a cosa si riferisce il Ministro - conclude Onotri - considerato che non tutti i sindacati sono stati consultati, ma solo uno, a quanto ci risulta".