La protesta dei medici di medicina generale non è più un episodio isolato. In diverse Regioni italiane, la categoria sta scendendo in piazza per denunciare un disagio crescente, legato a scelte istituzionali che, secondo molti professionisti, rischiano di snaturare il ruolo del medico di famiglia all’interno del Servizio sanitario nazionale.
L’11 settembre, a Napoli, circa 150 medici provenienti dalle cinque province campane hanno manifestato davanti alla sede della Regione Campania contro l’Accordo Integrativo Regionale che la Giunta avrebbe voluto firmare con alcune sigle sindacali. Secondo i manifestanti, l’intesa avrebbe trasformato il medico di medicina generale in un “dipendente di fatto”, privandolo di tutele e autonomia. A guidare la mobilitazione, anche i vertici regionali della Simg, con il presidente Giacomo Pulcino Lupo e la vicepresidente Antonella Maria Ilaria Cicale.
Le critiche si sono concentrate sulla trasparenza negoziale, sulla gestione dei fondi del Pnrr e sulla crescente burocratizzazione della professione. “Imbottirci di compiti che non ci appartengono significa sottrarre tempo ai pazienti”, ha dichiarato Salvatore Caiazza, referente Simg per Napoli ed esponente del movimento Medici senza Carriera. Al centro delle contestazioni anche la presunta commistione tra rappresentanze sindacali e cooperative, con il timore che l’adesione a queste ultime diventi obbligatoria. “Saremmo burattini spostati tra studi e Case di Comunità, mentre i fondi finiscono nell’edilizia, non nella medicina territoriale”, ha sintetizzato Gianni Verde, membro del comitato promotore.
La manifestazione campana si inserisce in un contesto nazionale di crescente tensione. Il rinnovo dei contratti è fermo, gli Atti di Indirizzo tardano ad arrivare, e la transizione imposta dal Pnrr rischia di ridisegnare il ruolo del medico di famiglia senza un vero confronto con la categoria. Le Case di Comunità, pensate come snodi dell’assistenza territoriale, rischiano di diventare contenitori vuoti se non si investe nella componente professionale.
Anche in Sardegna, l’associazione MMG Sardegna ha organizzato una manifestazione davanti al Consiglio regionale, con la partecipazione del presidente MMG Sardegna Pietro Satta e della segretaria Marisella Lara. “Abbiamo voluto portare la nostra voce alle Istituzioni contro un Accordo collettivo nazionale e un integrativo regionale peggiorativo delle condizioni operative dei medici”, ha spiegato Rosalba Melis, medico di famiglia e specialista in otorinolaringoiatria.
Tra i punti critici sollevati: il Ruolo unico, che impone un surplus di attività nelle Case di Comunità, nella continuità assistenziale e persino nell’assistenza turistica; la gestione ambigua delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), che si vorrebbero affidare a cooperative; e i contratti a isorisorse, che non garantirebbero alcun progresso economico.
L’associazione ha anche avanzato proposte concrete per la semplificazione del lavoro quotidiano: dematerializzazione totale delle prescrizioni, ricettari forniti alle strutture convenzionate, delega al personale amministrativo per la gestione degli ausili, e una concezione delle Aft come Medicina di Gruppo integrata da specialisti, infermieri e segreteria.
“La Medicina generale rappresenta da sempre il primo accesso alle cure per ogni cittadino”, ha concluso Melis. “Il nuovo Acn, con l’istituzione del Ruolo unico, rischia di mettere una pietra tombale su un sistema finora garantista e universalista”.