EvdLa manifestazione congiunta dell’11 settembre, promossa da Fimmg, Fimp, Fmt, Sumai e Andi presso la Sala Leonardo del Centro Convegni “Villa Palestro” a Roma, ha segnato un momento di svolta per la sanità convenzionata. Le organizzazioni sindacali hanno lanciato un appello forte e chiaro alle Regioni: è urgente l’emanazione degli Atti di Indirizzo per il triennio 2022-2024 e l’avvio della contrattualizzazione per il 2025. Il tempo stringe, e il rischio – come hanno dichiarato i rappresentanti dell’intersindacale – è quello di un vero e proprio “Ground Zero” del Servizio sanitario nazionale.
A sostenere l’iniziativa anche Confprofessioni, con la presenza del vicepresidente Andrea Dili e di Angela Quaquero, vicepresidente dell’associazione Plp– Psicologi Liberi Professionisti. Un segnale importante di solidarietà interprofessionale, che rafforza il fronte delle libere professioni in difesa del sistema sanitario pubblico.
Nonostante l’annuncio del ministro della Salute Orazio Schillaci sull’incremento di 6 miliardi del Fondo sanitario nella prossima Legge di Bilancio, le risorse rischiano di restare sulla carta se non tradotte in atti concreti. I contratti dei medici convenzionati sono fermi al 2021, e il mancato aggiornamento sta spingendo molti professionisti, soprattutto giovani, verso l’estero o il settore privato. Le sigle sindacali denunciano un paradosso: mentre le Regioni procedono in ordine sparso con accordi locali, l’Atto di Indirizzo nazionale resta bloccato, in contrasto con l’urgenza imposta dal Pnrr . 
A complicare ulteriormente il quadro, la recente presentazione delle Linee di Indirizzo regionali sull’attività oraria dei medici del ruolo unico di assistenza primaria nelle Case della Comunità. Un documento che, pur delineando il ruolo centrale del medico di famiglia nel nuovo assetto territoriale, non contempla le altre componenti della Medicina generale né garantisce un coinvolgimento pieno e contrattualmente tutelato dei convenzionati. Senza l’emanazione dell’Atto di Indirizzo nazionale, anche queste linee restano prive di efficacia operativa: una cornice senza contenuto.
Non mancano le perplessità sulle dichiarazioni del presidente del Comitato di Settore, Marco Alparone, che ha annunciato un Atto di Indirizzo pronto per la dirigenza medica, ma ha taciuto sull’area convenzionata. Una disparità che le organizzazioni sindacali non accettano: i convenzionati non possono essere considerati “figli di un dio minore”, soprattutto se si pretende da loro un ruolo centrale nell’attuazione del Pnrr.
A fianco dei medici convenzionati, l’Andi ha rilanciato la propria preoccupazione per la crescente capitalizzazione dell’offerta odontoiatrica. Il modello tradizionale dello studio mono-professionale o associato rischia di essere soppiantato dalle catene commerciali, dove la cura è spesso affidata a giovani professionisti con alta rotazione. Una dinamica che compromette la continuità assistenziale e rende difficile la rendicontazione in caso di contenzioso, fenomeno in aumento.
Da qui la richiesta di riformare il comma 153 della legge 124/2017, che regola la professione odontoiatrica, e di cogliere l’occasione del Dl sul riordino delle professioni sanitarie in discussione alla XII Commissione della Camera per correggere una norma che ha finora favorito le società di capitale a discapito dei pazienti e dei professionisti.
Le organizzazioni sindacali chiedono al Ministero della Salute e al Governo di esercitare un’azione di pressing istituzionale sul Comitato di Settore e sulla Commissione Salute delle Regioni, affinché gli Atti di Indirizzo vengano emanati senza ulteriori ritardi. E che siano strumenti flessibili, capaci di rispondere alle esigenze dei diversi territori – dalle aree urbane a quelle a forte dispersione – e di armonizzare i carichi di lavoro in un contesto professionale sempre più femminile. Serve una disciplina chiara sul lavoro agile, sul part time, sulla telemedicina e sulla tele-visita.
Le sigle confermano la piena disponibilità al confronto, ma avvertono: senza risposte immediate e concrete, l’autunno sarà contrassegnato da una mobilitazione ad alta intensità. Le segreterie regionali sono già pronte a esercitare pressioni sui livelli politici locali, e i congressi nazionali delle organizzazioni firmatarie potrebbero trasformarsi in palcoscenici di protesta, con mozioni dure e richieste radicali.Le sigle confermano la piena disponibilità al confronto con Governo e Regioni, ma avvertono: senza risposte immediate e concrete, l’autunno sarà contrassegnato da una mobilitazione ad alta intensità. Le segreterie regionali sono già pronte a esercitare pressioni sui livelli politici locali, e i congressi nazionali delle organizzazioni firmatarie potrebbero trasformarsi in palcoscenici di protesta, con mozioni dure e richieste radicali.
Il messaggio è chiaro: la medicina convenzionata non può più aspettare. E il tempo delle promesse, ormai, è scaduto.