
"Si parla solo del ruolo unico" afferma Onotri, "ma si dimenticano completamente altre componenti fondamentali come la medicina dei servizi, l’emergenza sanitaria territoriale e la medicina penitenziaria. Sono ambiti critici, che da cinque anni non ricevono alcuna attenzione né sul piano organizzativo né su quello contrattuale".
Secondo il Smi, il provvedimento risponde più a una logica emergenziale che a una visione strutturale. "Sembra che ai decisori interessi solo una risposta superficiale alle difficoltà assistenziali, senza affrontare le vere carenze del sistema. È un atto che non dà risposte né ai cittadini né agli operatori".
Il ruolo unico, così come delineato, prevede un impegno a tempo pieno – "anzi pienissimo", sottolinea Onotri – senza considerare correttivi come quelli proposti dal Smi nell’ultimo contratto, tra cui la possibilità di part time e la valorizzazione economica del lavoro straordinario. "Così facendo, si favorisce la sparizione della professione del medico di medicina generale".
La segretaria nazionale del Smi evidenzia l’assenza di tutele fondamentali: "Non si può più immaginare la professione senza garanzie come maternità, ferie, malattia, infortunio. È indispensabile formalizzare nei contratti le ore di back office e le attività assistenziali che oggi non vengono conteggiate nel carico di lavoro".
Onotri denuncia anche la narrazione distorta sul lavoro dei medici di famiglia: "Se fosse vero che lavoriamo solo tre ore al giorno e guadagniamo cifre elevate, ci sarebbe la fila per coprire le zone carenti. Invece i bandi vanno deserti. I giovani, ma anche i meno giovani, non accettano di essere 'deportati' nelle Case della Salute senza garanzie né regole d’ingaggio chiare".
Secondo il Smi, il documento della Conferenza delle Regioni non rispetta la contrattistica vigente. "La quota oraria così delineata configura un rapporto di dipendenza, ma senza le necessarie tutele e risorse. È come voler fare le nozze con i fichi secchi".
Infine, Onotri lancia un appello politico: "Stiamo assistendo al progressivo smantellamento dello stato sociale. Vogliamo più sanità e salute, e meno armi".
Snami: linee di indirizzo regionali divergenti dalla realtà
"Le linee di indirizzo approvate dalle Regioni certificano, purtroppo, la deriva che da anni denunciamo: la ghettizzazione dei nuovi entrati nel ruolo unico, l’emergenza confusa con la medicina generale e la totale mancanza di conoscenza del lavoro che svolgiamo quotidianamente sul territorio" dichiara Angelo Testa, presidente nazionale Snami.
"Pensare che la medicina di famiglia possa essere trasformata in un servizio turnistico h.24" continua Testa, "significa distruggere il suo valore fondante: la prossimità, la fiducia, la presa in carico delle persone e delle famiglie. Così si costruisce un sistema che non troverà mai medici disponibili ad aderire, e che avrà come unico risultato la chiusura della medicina territoriale".