
La Fimmg, intervenuta alla presentazione del Rapporto Montagne 2025 dell’Uncem presso il Comune di Bra (CN), ha espresso apprezzamento per il provvedimento. “È un segnale positivo per difendere la presenza dei medici di medicina generale nei territori più fragili”, ha dichiarato Alessandro Dabbene, vicesegretario nazionale Fimmg. “Ma ora tocca alle Regioni dare seguito con strumenti concreti”.
Le misure previste dalla legge
Tra le disposizioni più rilevanti per i Mmg:
1. Credito d’imposta per la locazione o l’acquisto dello studio professionale nei Comuni montani, per favorire l’insediamento stabile dei medici.
2. Riconoscimento delle condizioni lavorative specifiche attraverso la contrattazione nazionale, con possibilità di incentivazione economica e organizzativa.
3. Accordi regionali per il mantenimento dell’attività, con strumenti flessibili e adattabili alle diverse realtà territoriali.
Le criticità aperte
Secondo Dabbene, la legge è un punto di partenza, ma non può essere considerata risolutiva. “Senza un rinnovo contrattuale che coniughi gli incentivi economici con il rafforzamento della rete degli studi medici e delle Case della Comunità, il rischio è che il medico resti solo, e con lui il cittadino”.
La Fimmg sottolinea la necessità di:
⦁ Reti professionali territoriali, che colleghino gli studi dei Mmg tra loro e con le strutture sanitarie di riferimento.
⦁ Supporto da parte del personale di studio, soprattutto nelle zone più disagiate, per garantire continuità assistenziale e sostenibilità operativa.
⦁ Modelli organizzativi integrati, capaci di prevenire il fenomeno della solitudine professionale, che incide negativamente sulla qualità delle cure e sul benessere del medico.
Nel corso del suo intervento, Dabbene ha rivolto un ringraziamento particolare all’Uncem e al suo presidente Marco Bussone per il contributo sostanziale alla medicina di montagna. “La rete tra enti, associazioni e cittadini costruita dall’Uncem è un esempio virtuoso di alleanza territoriale, che può diventare leva per politiche sanitarie più eque e sostenibili”.
Una sfida per il futuro. Per i medici di medicina generale, la “Legge Montagna” rappresenta una base normativa importante, ma il futuro dell’assistenza territoriale in quota dipenderà dalla capacità di trasformare gli strumenti legislativi in soluzioni contrattuali e organizzative. La sfida è duplice: garantire la presenza del medico e costruire intorno a lui una rete che ne valorizzi il ruolo, ne sostenga la pratica e ne tuteli la relazione con il paziente.