
“È ora di finirla con l’ambiguità: la Medicina generale non fa emergenza e non può essere trascinata in un ruolo che non le appartiene”, ha dichiarato Angelo Testa, presidente nazionale Snami. Il riferimento è alla progressiva assimilazione del medico di famiglia a una figura indistinta, utilizzabile per coprire carenze strutturali del sistema, anche in ambiti emergenziali. Una deriva che, secondo Snami, compromette il rapporto fiduciario con il paziente e trasforma il medico in un operatore orario, privo di autonomia e identità.
Il contratto 2024, che recepisce il disegno della legge Balduzzi, ha cristallizzato questa trasformazione. “Lo diciamo dal 2012: il ruolo unico sarebbe stata la fine della medicina generale. Oggi quella previsione si è compiuta”, denuncia Testa. Il nuovo assetto non valorizza la medicina di prossimità, ma la ingloba in un sistema rigido e impersonale, dove la continuità assistenziale e la presa in carico delle cronicità rischiano di essere sacrificate sull’altare della flessibilità organizzativa.
La protesta non riguarda solo lo Snami. Molti medici, anche iscritti ad altre sigle, esprimono disagio e disillusione. Tra i più critici, i giovani Mmg, che vedono sfumare il modello di medicina territoriale per cui si sono formati.
“Il medico di famiglia non sarà mai un tappabuchi per bisogni impropri o emergenziali”, ribadisce Testa. “La sua missione è curare le cronicità, garantire la continuità delle cure, la prossimità al cittadino e la prevenzione”.
Il Congresso Snami sarà il momento decisivo: “O si cambia rotta, o i medici di famiglia fermeranno il Paese”. Un messaggio forte, che potrebbe trovare eco ben oltre le mura congressuali, in una categoria che chiede ascolto, rispetto e una visione chiara del proprio futuro.