EvdIl contratto 2024 ha riacceso le tensioni mai sopite attorno al cosiddetto “ruolo unico”, una riforma che secondo lo Snami segna la fine della medicina generale. Il sindacato, da sempre contrario all’impianto della legge Balduzzi, annuncia che al Congresso, Nazionale in programma a Isola delle Femmine (PA) valuterà la proclamazione dello sciopero. Ma il malcontento supera i confini sindacali: tra i giovani medici di famiglia si diffonde una preoccupazione trasversale, alimentata dalla percezione di una professione svuotata della sua missione originaria. Diversi gruppi regionali di medici di medicina generale infatti stanno protestando contro l’introduzione del ruolo unico, denunciando la perdita di autonomia, l’appiattimento della professione e l’imposizione di compiti emergenziali non pertinenti. Le critiche arrivano da iscritti a più sigle sindacali, con particolare mobilitazione tra i giovani Mmg, che temono lo svuotamento del rapporto fiduciario e l’indebolimento della medicina territoriale.
“È ora di finirla con l’ambiguità: la Medicina generale non fa emergenza e non può essere trascinata in un ruolo che non le appartiene”, ha dichiarato Angelo Testa, presidente nazionale Snami. Il riferimento è alla progressiva assimilazione del medico di famiglia a una figura indistinta, utilizzabile per coprire carenze strutturali del sistema, anche in ambiti emergenziali. Una deriva che, secondo Snami, compromette il rapporto fiduciario con il paziente e trasforma il medico in un operatore orario, privo di autonomia e identità.
Il contratto 2024, che recepisce il disegno della legge Balduzzi, ha cristallizzato questa trasformazione. “Lo diciamo dal 2012: il ruolo unico sarebbe stata la fine della medicina generale. Oggi quella previsione si è compiuta”, denuncia Testa. Il nuovo assetto non valorizza la medicina di prossimità, ma la ingloba in un sistema rigido e impersonale, dove la continuità assistenziale e la presa in carico delle cronicità rischiano di essere sacrificate sull’altare della flessibilità organizzativa.
La protesta non riguarda solo lo Snami. Molti medici, anche iscritti ad altre sigle, esprimono disagio e disillusione. Tra i più critici, i giovani Mmg, che vedono sfumare il modello di medicina territoriale per cui si sono formati.
 “Il medico di famiglia non sarà mai un tappabuchi per bisogni impropri o emergenziali”, ribadisce Testa. “La sua missione è curare le cronicità, garantire la continuità delle cure, la prossimità al cittadino e la prevenzione”.
Il Congresso Snami sarà il momento decisivo: “O si cambia rotta, o i medici di famiglia fermeranno il Paese”. Un messaggio forte, che potrebbe trovare eco ben oltre le mura congressuali, in una categoria che chiede ascolto, rispetto e una visione chiara del proprio futuro.