Nel dibattito sul cambiamento di ruolo del rapporto giuridico dei Mmg con il Ssn c'è chi lo ritiene indispensabile e auspica che i medicidi medicina generale diventino dipendenti del Ssn con la qualifica di dirigenti medici. Motivo per cui la Fp Cgil critica qualsiasi tentativo di creare degli "ibridi contrattuali". Mentre Fp Uil chiede che i giovani Mmg, a inizio carriera, siano progressivamente inseriti nel Ssn come dipendenti con inquadramento nel ruolo della dirigenza medica, lasciando la possibilità di scelta a chi già è in convenzione.
In una lettera aperta, Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani, analizza la rottura avvenuta di recente nell'intersindacale e sottolinea che questa frattura si potrà recuperare solo se i sindacati di categoria si ritroveranno insieme a discuterne intorno ad un tavolo anche con i sindacati della dirigenza perché non ci può essere una riforma del territorio che non coinvolga tutti. Ma per fare ciò bisogna essere "predisposti all’ascolto", perché se "prevale la convinzione che siccome si rappresenta la maggioranza della categoria si ha la verità in tasca, allora non può funzionare".
Nell'ultimo Consiglio nazionale, svoltosi a Roma, la Fimmg manifesta la propria indignazione causata dal perdurare delle notizie a mezzo stampa che rilanciano l’esistenza di provvedimenti legislativi “segretati” che prevedono la “dipendenza” dei Mmg. Denuncia la mancata apertura di un confronto con la rappresentanza sindacale nelle sedi istituzionali su un tema che mette in discussione l’organizzazione delle Cure Primarie, fulcro del Servizio sanitario universale e solidale, e il rapporto fiduciario della relazione medico paziente. Auspica in tempi brevi, a tal riguardo, un confronto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, sindacato dei medici ospedalieri, ha espresso una serie di perplessità sulla eventuale futura dipendenza dei medici di medicina generale. In particolare teme che questo cambiamento possa influire sulle dinamiche lavorative, sulle risorse disponibili poiché la transizione potrebbe richiedere una riorganizzazione dei servizi sanitari, con la necessità di coordinare meglio l'assistenza tra medici di famiglia e specialisti. Questo richiederebbe nuovi protocolli e una maggiore collaborazione, che potrebbero non essere facili da implementare.
Anaao Assomed, pur condividendo le strategie e la progettualità elencate dal Ministero della Salute, chiede subito un tavolo di confronto. Cimo-Fesmed, al contrario, nutre seri dubbi su alcune delle proposte presentate, per risolvere la situazione, dalla Direttrice generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn del Ministero della Salute, Mariella Mainolfi, in Commissione Affari sociali della Camera.
Un sondaggio, condotto dal Sindacato nazionale medici autonomi italiani (Snami) su 1.051 medici, sia convenzionati sia dipendenti dal Ssn, ha evidenziato una crescente richiesta di stabilità contrattuale, in particolare fra i medici più giovani e quelli che operano nel Sud Italia. Tra i medici convenzionati, il 62% desidera mantenere il proprio contratto, ma il 40% dei Mmg donna propende per la dipendenza, considerando scarse le garanzie offerte dalla convenzione. Al Sud il 59% dei medici preferirebbe un contratto di dipendenza, una percentuale significativamente più alta rispetto al Nord e al Centro (33%).
Questo è il monito di Pina Onotri, segretario nazionale Smi. Per Onotri le proposte di riforma dell'assistenza territoriale, da quella di Forza Italia o da quella scaturita dallo studio commissionato alla Mercer da Fimmg, non solo hanno un 'vizio di forma', ma fanno 'i conti senza l'oste'. Da un sondaggio lanciato dal sindacato emergerebbe infatti che la declinazione del ruolo unico in 20 ore nel proprio studio più 18 ore nelle Case di Comunità vedrebbe il 44% dei Mmg pronto alle dimissioni, mentre il 53% sarebbe contrario, ma costretto a lavorare, il solo il 3% si dichiara favorevole.