Snami denuncia un approccio miope della politica sanitaria nel risolvere l'attuale carenza dei medici: "Di fronte a una carenza sempre più grave di medici, la risposta dello Stato sembra essere: farli lavorare di più, pagarli di meno e peggiorare ulteriormente le loro condizioni. Questo approccio è miope, inaccettabile e offensivo per una categoria che ogni giorno garantisce il funzionamento di un servizio essenziale per il Paese".
"Vorremmo conoscere le ragioni per le quali si continua a rimandare sine die la pubblicazione dell’atto di indirizzo del contratto dei medici e dei dirigenti sanitari – hanno dichiarato Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed a latere del recente incontro in Aran -. Inoltre, è inaccettabile dover aspettare la conclusione del contratto del comparto per poter iniziare a discutere di quello dei medici".
Il segretario regionale della Fimmg Veneto, Giuseppe Palmisano, pur mostrando soddisfazione per l'apertura delle trattative, ha evidenziato alcune riserve: "Dall’incontro sono arrivati pochi segnali di distensione", ha commentato, sottolineando come la Regione sembri voler procedere in modo unilaterale, con o senza il pieno coinvolgimento dei Mmg.
Il sindacato ha sollecitato il Ministero della Salute e quello dell'Università a pubblicare le procedure per il concorso di Formazione specifica in Medicina generale, evitando ritardi che penalizzerebbero i giovani medici e a riconoscere la Mg come specialità per assicurare un percorso formativo paritario con le altre discipline mediche.
Il fronte è diviso tra favorevoli e contrari e la risposta a questo quesito cambia a seconda del parere espresso. Ma continuano a manifestarsi da parte degli esperti del settore i probabili rischi di una deriva privata di tale scelta. Ne è convinto Guido Marinoni, presidente dell'Omceo di Bergamo. Mentre Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale Fimmg, si dice invece disponibile a discutere a patto che la riforma della medicina territoriale sia realmente orientata a migliorare la presa in carico dei pazienti, la prevenzione e la gestione delle cronicità.
Negli ultimi anni, la professione medica in Italia ha registrato un significativo cambiamento demografico, con una crescente presenza femminile tra i professionisti della salute. Secondo i dati forniti dall'Enpam attualmente sono iscritte 182.581 donne medico, a fronte di 175.042 colleghi maschi. Malgrado ciò, le donne continuano a affrontare difficoltà legate alla conciliazione tra vita professionale e responsabilità familiari, oltre a ostacoli nella carriera, come l'accesso a posizioni dirigenziali o di specializzazione.
Per Luciano Congiu segretario regionale Smi Sardegna, questa nuova opportunità contrattuale non affronta in modo efficace le problematiche che affliggono la professione imponendo a nuovi medici di farsi carico di un modello già in crisi, ignorando i cambiamenti sociali, demografici e tecnologici degli ultimi decenni. La conseguenza è una diminuzione dell'attrattiva della professione, già compromessa da carichi di lavoro eccessivi.