Dai dati raccolti da un recente sondaggio di Fimmg-Formazione, condotto tra i medici del Corso di Medicina Generale, fra gli oltre 3.000 partecipanti emerge che circa il 70% si dichiara contrario alla dipendenza, mentre solo una minoranza la considera un’opzione accettabile. Inoltre, una percentuale significativa di corsisti ha espresso forti dubbi sulla possibilità di proseguire il proprio percorso formativo nel caso in cui la dipendenza diventasse obbligatoria.
Per Cosmo De Matteis, presidente nazionale emerito Smi, una chiave di volta per la crisi della medicina generale nella Regione potrebbe essere quella di lasciare ai giovani assunti la scelta volontaria sulla tipologia di contratto che vogliono avere: "Sarebbe l’ora di far cadere tutte le resistenze che a vario titolo si intrapongono dall’adozione di una scelta volontaria tra rapporto di dipendenza o a convezione per chi intraprende la professione di medico di famiglia e soprattutto per i giovani".
"Possiamo essere dipendenti, ma solo del rapporto di fiducia con i nostri assistiti". Così scrive il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, in una lettera aperta, prendendo spunto da un recente sondaggio di Altroconsumo. Ringrazia gli assistiti, perché, ancora una volta i dati confermano la stima dei cittadini per il rapporto di fiducia, la vicinanza e la continuità della cura garantite dai medici di medicina generale.
Lo è sicuramente per Snami. Secondo il sindacato la medicina generale sta vivendo l’ennesima crisi annunciata, il cui esito era chiaro da oltre un decennio. L’attuale modello organizzativo, basato sul ruolo unico introdotto con la legge del 2012, ha progressivamente eroso la possibilità di conciliare l’attività a ciclo di scelta con altre forme di assistenza sul territorio, portando oggi alla paralisi delle Case di Comunità.
“Serve una riforma che rafforzi il ruolo del medico di famiglia e assicuri ai cittadini un servizio efficiente e accessibile, senza soluzioni che penalizzino il territorio. La medicina generale deve ripensare se stessa. Non è la natura del rapporto di lavoro il vero problema, ma la necessità di un sistema più flessibile, capace di rispondere alle esigenze dei medici e dei cittadini” – ha dichiarato Angelo Testa, presidente Snami. Il sindacato propone un nuovo modello organizzativo, ispirato a quello degli specialisti ambulatoriali, che garantisca maggiore libertà di scelta e un’organizzazione più efficiente.
Per il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, la posizione assunta dal presidente del Consiglio, durante il vertice con le Regioni, di dare una pausa alla discussione sulla dipendenza dei Mmg è un ottimo segnale: "Le polemiche di questi giorni ci preoccupano molto, non per il nostro interesse - come qualcuno vuole sostenere - piuttosto perché si sta creando confusione sul futuro dei medici che ancora vogliano scegliere quest’area professionale".
La riforma dei medici di famiglia non risolve i problemi esistenti e ne crea di nuovi. A pensarla così l'Istituto Bruno Leoni secondo cui alla base della riforma c'è la convinzione che "l’impossibilità di fornire adeguata assistenza ai pazienti derivi dal modo in cui sono regolati i rapporti tra medici e Ssn" e che quindi, modificandoli, "improvvisamente tutto si aggiusterà". Per l'Istituto si tratta di una lettura, ingenua perché, in primis, ci sono problemi che non possono essere affrontati con una mera transizione formale da un modello libero-professionale a uno di lavoro subordinato: carenza di medici, non solo di Mmg e di infermieri di famiglia; eccessiva burocrazia; assegnazione al comparto di obiettivi di salute chiari e definiti.