Dalla Lombardia all'Emilia Romagna fino alla Campania, per la chiusura delle Usca, avvenuta il 30 giugno, come da disposizioni di legge, si leva un grido d'allarme da parte dei medici di famiglia, anche se con qualche distinguo. La posizione più intransigente contro la loro chiusura è quella espressa dallo Snami. I medici denunciano una situazione paradossale. I contagi da Covid aumentano e dovranno essere i Mmg, già usurati dal carico di lavoro, a mutuare quello delle Usca. Nel frattempo molti colleghi impegnati fino ad ora nelle Unità Speciali di Continuità Assistenziale si ritrovano senza un posizionamento lavorativo, in altre parole disoccupati.
La richiesta è della Fismu che ha riscontrato in diverse regioni un fenomeno preoccupante che 'appesantisce' il lavoro negli studi dei Mmg: pazienti over 50 con tripla vaccinazione, ma fatta in ritardo rispetto alla scadenza prevista della legge, che chiedono certificati per evitare le sanzioni amministrative.
“È tempo di comprendere che il lavoro dei medici del Ssn e dei dirigenti sanitari reclama, oggi e non domani, un diverso valore, anche salariale, diverse collocazioni giuridiche e diversi modelli organizzativi. Il futuro della sanità può nascere solo da un impegno collettivo, da un confronto e un dialogo con le istituzioni per condividere un progetto comune”. Questo l'appello lanciato dal Segretario Nazionale uscente dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo, nella sua relazione al 25° Congresso Nazionale dell’Associazione svoltosi a Napoli.
A dare testimonianza di ciò Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, in una dichiarazione rilasciata all'Adnkronos. "Ormai ogni giorno, negli studi dei Mmg - dichiara Scotti - si discute con pazienti che hanno sintomi riconducibili al Covid, che chiedono terapie, ma si rifiutano di fare il tampone in farmacia, da noi o in strutture pubbliche per non dovere essere costretti all'isolamento in caso di positività". Una situazione allarmante, perché al rifiuto si associa anche un altro fenomeno come quello di non dichiarare la propria positività attestata con i test fai da te. A evidenziare ciò Domenico Crisarà, Presidente dell'OMCeO di Padova.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del 23 maggio 2022, n. 77 si dà attuazione alla definizione dei modelli e degli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Ssn. Al centro c'è il distretto in cui le Case di Comunità avranno un ruolo fondamentale per l'assistenza h24. Gli studi dei Mmg, collegati in rete, saranno gli spoke delle Case di Comunità e dovranno garantire aperture di 12 ore sei giorni su sette. “Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di riforma dell’assistenza territoriale - ha scritto sulla sua pagina facebook il Ministro della Salute - tutti gli obiettivi del Pnrr Salute, in scadenza il 30 giugno, sono stati conseguiti. Ora possiamo investire risorse senza precedenti per rafforzare il nostro Servizio Sanitario Nazionale”.
Continuano a piovere critiche sulla definizione dei modelli e degli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Ssn (DM77 fino ad oggi denominato DM 71) pubblicata di recente in Gazzetta Ufficiale. Dallo Snami alla Fismu, che chiede una mobilitazione per una battaglia unitaria, fino alla Fimmg, la valutazione non è certo lusinghiera. C'è chi definisce tale progetto pachidermico e calato dall'alto, chi lo descrive come un contenitore vuoto, una porta di ingresso alla privatizzazione delle cure primarie con la scusa della medicina di prossimità. Ma non tutto è perduto, la Fismu ricorda che: “Ora la palla passa alle Regioni e i sindacati non si tireranno indietro ed eserciteranno il loro ruolo: proporre, criticare, cercare la soluzione migliore, viste le scelte fatte".
"Manderemmo in giro un malato di morbillo a diffondere la malattia? No. E lo stesso dobbiamo fare con il Covid, per solidarietà ai soggetti più fragili per i quali la malattia può avere esiti gravi. Non dobbiamo sovraccaricare gli ospedali”. Risponde così il presidente della FNOMCeO all'ipotesi avanzata dal Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, secondo cui la norma che prevede l'isolamento domiciliare per chi risulta positivo al virus SARS-CoV-2 non avrebbe più ragion d’essere.