A dare la notizia Cristina Patrizi, segretario Regionale Smi-Lazio, che ha dichiarato: “Abbiamo scritto all’Assessore alla Salute della Regione, Alessio D’Amato e ai vertici della sanità laziale per chiedere la convocazione urgente del tavolo di concertazione e per riaprire la trattativa tra la parte pubblica e le organizzazioni sindacali dei medici. Siamo pronti allo stato di agitazione ed a un nuovo sciopero anche per quanto riguarda il lavoro telematico, a partire dalla sospensione delle funzioni certificative e tutte quante le incombenze burocratiche connesse allo stato Covid”.
La chiusura delle Usca, l'impennata dei casi Covid e la circolare della Regione Veneto che autorizza le Ulss a far fronte a tale situazione, utilizzando medici con incarichi di lavoro autonomo o con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa e/o libero professionale, in aggiunta agli incarichi di continuità assistenziale già in essere, hanno innescato una dura protesta dei sindacati dei Mmg. Smi si dice pronto a riattivare lo stato di agitazione, Fimmg lamenta il non coinvolgimento dei rappresentanti di categoria e dichiara di non essere più disponibile a rincorrere la Regione Veneto invocando ascolto, Snami giudica l'operato della Giunta regionale sconsiderato.
A pensarla così è Ornella Mancin, Mmg, coordinatrice della medicina di gruppo integrata di Cavarzere (VE) che, in un articolo inviato a M.D. Digital, denuncia quanto, con la chiusura delle Usca, il carico di lavoro dei medici di famiglia stia diventando insostenibile, al punto che un gruppo di colleghi del veneziano, in una missiva inviata al direttore generale e ai sindaci della zona, minaccia di "mollare" se non si pone rimedio a tale situazione.
Con la nuova ondata di casi Covid, i servizi ospedalieri e quelli territoriali, compresi gli studi dei Mmg, sono sotto stress, perennemente sottorganico e gravati da incombenze burocratiche inutili e farraginose. A ciò bisogna aggiungere l'insofferenza dell'utenza che si traduce anche in atti di violenza verso il personale sanitario. Nel frattempo, di fronte a tutto ciò, denuncia lo Smi, la politica non dà risposte efficaci e i medici del territorio sono additati come capri espiatori delle inefficienze del sistema. "Siamo davvero stanchi - ha dichiarato Pina Onostri, segretario generale Smi - pronti a proclamare lo stato di agitazione e un nuovo sciopero al fine di tutelare i diritti dei medici ed in difesa del Ssn, pubblico ed universale".
Questa è l'accusa lanciata da Fimmg Formazione in merito alla decisione di alcune Regioni di prorogare il servizio Usca, terminato ufficialmente il 30 giugno, con retribuzioni dimezzate, a fronte di un raddoppio delle mansioni. Fimmg Formazione precisa che: "non essendo le Usca regolamentate nell’ACN della MG, risultano dal 1° luglio assolutamente incompatibili per i medici in Formazione Specifica. Eppure, stiamo ricevendo centinaia di segnalazioni in tutta Italia da colleghi a cui è stato proposto dalle aziende sanitarie di firmare nuovi contratti al di fuori dell’ambito convenzionale, l’unico compatibile per legge”.
Ad opporsi è la Fismu che in una recente nota stampa lancia un appello all’assessore alla sanità regionale Riccardo Riccardi: "Crescono i contagi Covid e la pressione dei pazienti su ospedali, 118, Pronto soccorso e medici di famiglia non è pensabile chiudere le Usca".
Il Consiglio di Stato boccia le Unità di Degenza Infermieristica (UDI) attivate dall’Azienda Ospedaliera di Perugia e mette fine una lunga azione legale avviata in Umbria dai sindacati Cimo e Aaroi. Per i sindacati, con tale sentenza si sancisce finalmente che “al personale medico compete la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente, mentre alla struttura infermieristica spetta il compito di attuare il percorso propriamente assistenziale”.