I ricercatori della Rutgers pensano di aver identificato un processo biologico per la dipendenza da droghe e alcol e ritengono che i trattamenti esistenti per l'insonnia potrebbero essere utilizzati per ridurre o eliminare le voglie. Una review pubblicata su Biological Psychiatry spiega come come il sistema cerebrale dell’orexina, che regola gli stati di sonno/veglia, i sistemi di ricompensa e l'umore, è in grado di motivare il comportamento di ricerca di droghe. I ricercatori riferiscono che molte droghe aumentano la produzione di orexina sia nel cervello degli animali che in quello umano e che il blocco di questo sistema inverte la dipendenza negli animali. Un altro studio ha persino dimostrato che uno dei tre coadiuvanti del sonno che bloccano l'orexina approvati per il trattamento dell'insonnia riduce il desiderio di oppioidi nell’uomo. C'è ancora molto da scoprire su come l'orexina guidi il desiderio di droga, commentano i ricercatori, ma ne sappiamo più che abbastanza per giustificare il test degli antagonisti dell'orexina negli studi clinici come trattamenti per la dipendenza. In circostanze normali, molte cellule che producono orexina nel cervello attivano e disattivano la sua produzione in modi che aumentano e riducono la motivazione. Queste cellule si accendono quando, ad esempio, le persone devono affrontare una scadenza ravvicinata e devono svolgere il lavoro e si spengono di notte per consentire il sonno. Tuttavia, quando le persone diventano dipendenti da oppioidi, cocaina, alcol e altre sostanze, queste cellule aumentano la produzione di orexina ma non la disattivano più. Rimangono in uno stato di costante attivazione, producendo alti livelli di orexina che motiva la ricerca di un’altra dose. Studi controllati su modelli sperimentali animali hanno consentito ai ricercatori di esaminare sistematicamente ogni fase del processo. L'analisi post mortem del tessuto cerebrale di persone che hanno fatto uso di eroina mostra lo stesso aumento del sistema dell'orexina umana che i ricercatori hanno osservato negli animali dipendenti. Una volta innescata, questa iperattività potrebbe durare per sempre, infatti, il team di ricerca ha osservato un aumento dei livelli di orexina nei ratti cocainomani che sono rimasti sobri per più di un quarto della loro vita naturale. Ricerche precedenti sugli effetti di blocco del sonno dell'orexina hanno stimolato la creazione di farmaci anti-orexina per l'insonnia, tre dei quali sono stati approvati dalla Food and Drug Administration statunitense. Poiché è emerso il ruolo dell'orexina nella dipendenza, i ricercatori hanno testato questi farmaci come trattamenti per la dipendenza, principalmente negli animali. La ricerca della Rutgers ha scoperto che basse dosi di uno di questi farmaci possono ridurre il comportamento di ricerca di droghe nei ratti senza sedarli o comprometterne la funzione cognitiva. Inoltre, un recente studio della Johns Hopkins University ha dimostrato che questo farmaco può ridurre il desiderio nelle persone che si disintossicano dagli oppioidi.
Bibliografia James MH, et al, Orexin Reserve: A Mechanistic Framework for the Role of Orexins (Hypocretins) in Addiction. Biological Psychiatry 2022. DOI: 10.1016/j.biopsych.2022.06.027
Mezzo miliardo le persone con diabete oggi nel mondo, ma una crescita del 50% attesa entro il 2045. Benini, Presidente Fand: “In Italia esiste oltre un milione di persone con diabete che non sa di esserlo. Individuare precocemente una persona con diabete è possibile; basta un semplice controllo della glicemia, che può cambiare una vita.”
Uno studio ha documentato il ruolo dell'indice trigliceridi-glucosio (TyG) nell'identificazione dei pazienti con diabete di tipo 2 che sono ad aumentato rischio di steatosi epatica non alcolica (NAFLD). L'associazione risulta essere più forte tra i pazienti più giovani (<65 anni), di sesso femminile, con un BMI <25 kg/m2 e con livelli di colesterolo HDL più bassi.
I ricercatori dell'Helmholtz Institute for RNA-based Infection Research (HIRI) e dell'Institute for Molecular Infection Biology (IMIB) di Würzburg hanno indagato perché il Fusobacterium nucleatum, batterio presente nella cavità orale, sia collegato a varie malattie tumorali. Per svelare le strategie molecolari di questi batteri, il team ha sviluppato nuovi strumenti genetici, scoprendo un fattore di adattamento che può aiutare i microrganismi a colonizzare le cellule tumorali. I risultati contribuiscono alla ricerca di nuovi bersagli terapeutici e sono stati pubblicati di recente su PNAS.
Una ricerca appena pubblicata su Scientific Reports mostra l’utilità delle campagne di screening con test antigenici rapidi per individuare positivi asintomatici nella popolazione. Curato da Davide Ferrari e Steven Stillman (docenti della Facoltà di Economia e della Libera Università di Bolzano) e Mirco Tonin (Facoltà di Economia Unibz e direttore dell’Istituto per la Ricerca Valutativa sulle Politiche Pubbliche di FBK), lo studio, effettuato sulla base dei dati derivanti dall’esperimento condotto in Alto Adige a novembre 2020, indica un significativo abbassamento dei contagi (-45% nel tasso di crescita dell’infezione) nelle settimane successive.
La ‘radice’ cerebrale del sovrappeso non è la stessa in tutte le persone e la comprensione della sua diversità e complessità rappresenta l’obiettivo fondamentale della ricerca futura verso la personalizzazione della prevenzione e cura dell’obesità. Ciò che sta emergendo è la possibilità di un trattamento basato su queste scoperte. “Già oggi – afferma Patrizia Iozzo del CNR di Pisa – possiamo proporre alcuni interventi, in grado di migliorare la funzione del cervello e in parte anche la sua struttura".
Anni o decenni dopo l’asportazione di un tumore alla mammella, il cancro può ripresentarsi o metastatizzare in altri organi. L'osso è spesso colpito da metastasi e in un recente studio pubblicato su Cancer Discovery, un team guidato da ricercatori del Baylor College of Medicine ha dimostrato in un modello animale che l'inizio delle metastasi ossee è associato al normale processo di riparazione ossea. I risultati offrono nuove direzioni per studi futuri per prevenire la recidiva del tumore.