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In un contesto di scarse risorse, “per far fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica dettate anche da vincoli euro-unitari, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il ’fondamentale’ diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione, che chiama in causa imprescindibili esigenze di tutela anche delle fasce più deboli della popolazione, non in grado di accedere alla spesa sostenuta direttamente dal cittadino, cosiddetta out of pocket”. È quanto si legge nella sentenza n. 195 del 2024 con cui la Corte costituzionale si è pronunciata sul ricorso della Regione Campania contro la Legge di bilancio 2024 e pluriennale per il triennio 2024-2026 (art. 1, commi 527 e 557, legge 30 dicembre 2023, n. 213).

A riguardo è intervenuto il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli, con un commento a caldo: “La sentenza n.195/2024 della Corte costituzionale ha ribadito un principio fondamentale: in un contesto di risorse limitate ed esigue, in cui i Governi sono chiamati a fare delle scelte, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese prima di andare a toccare quella destinata alla tutela della salute di cui all’articolo 32 della Costituzione. È più di un principio giurisprudenziale, è un’indicazione politica, nel senso più alto del termine, su come devono essere utilizzate le risorse pubbliche: e cioè per la salvaguardia dei diritti fondamentali e incomprimibili, costituzionalmente protetti, dei cittadini, in primis quello alla tutela della salute”.

Il Ssn ha un valore sociale

È un forte richiamo alla funzione di coesione sociale del Servizio sanitario nazionale – continua Anelli – in grado di garantire uguaglianza nell’accesso alle cure a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni economiche, coerentemente con il dovere del medico di curare tutti allo stesso modo, senza discriminazione alcuna. Una funzione, un valore che abbiamo messo in evidenza nei Rapporti Fnomceo-Censis. La spesa sanitaria pubblica è infatti un investimento economico i cui effetti si dispiegano su tutti i territori del nostro paese, e pertanto le sue risorse possono essere considerate ad alto impatto economico e occupazionale, con in più il pregio di distribuire i benefici in modo diffuso nei territori. Ed è un investimento proficuo, se consideriamo che ogni euro di risorse pubbliche investito in sanità ne genera quasi due di produzione in valore”.

“Il valore sociale del Servizio sanitario – aggiunge – richiama ulteriori contributi rilevanti, come quello alla coesione sociale sui territori. Ciò avviene certamente tramite l’erogazione di servizi sanitari che sono fondamentali per il benessere delle persone e la qualità della vita in ambito locale, ma anche perché è una piattaforma decisiva per l’occupazione locale, di cui rappresenta una componente significativa, che ovviamente è opportuno e utile espandere. Il Servizio sanitario, infine, contribuisce a tenere insieme la società anche perché esercita una funzione di rassicurazione delle persone di ogni ceto sociale, facendole sentire con le spalle coperte in caso di insorgenza di patologie”.

Il dispositivo infine – conclude Anelli - richiama il principio già affermato dalla Corte nel 2016, con la sentenza 275, per cui «[è] la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione». Da questo principio deriva che tali diritti, e in particolare il diritto alla salute, coinvolgendo primarie esigenze della persona umana, non possono essere sacrificati fintanto che esistono risorse che il decisore politico ha la disponibilità di utilizzare per altri impieghi che non rivestono la medesima priorità. Il cambio di paradigma da noi auspicato, dal primato dell’economia al primato della persona, così come previsto dal dettato costituzionale. Non ci stanchiamo di dirlo: è necessario, oggi più che mai, dopo intere stagioni di tagli lineari, investire in sanità, per garantire i diritti dei cittadini e far evolvere il Paese. Sinora, grazie ai fondi del Pnrr, abbiamo puntato sulle strutture e infrastrutture: ora è il momento di scommettere sui professionisti, ingaggiandoli e valorizzandoli, per abbattere le liste d’attesa e rilanciare il Servizio sanitario nazionale”.

La dichiarazione dello Smi

Non si fa attendere anche il commento anche di Pina Onotri, Segretario Generale dello Smi: “Siamo molto soddisfatti del contenuto della sentenza 195/2024 della Corte Costituzionale, depositata in questi giorni, che stabilisce una chiara clausola di garanzia per la sanità. La Corte ha sancito il principio che la tutela della salute non può essere subordinata a logiche contabili, ma deve essere ritenuta funzionale a garantire il diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione”.

“Il sottofinanziamento del settore sanitario -aggiunge Onotri- dura da oltre dieci anni e ha causato la progressiva carenza di personale sanitario, determinando l’incapacità di ridurre le diseguaglianze e l’inevitabile avanzata del privato, con la progressiva erosione del diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare nelle Regioni del Sud. Con questa sentenza si stabilisce che lo Stato non può arrogarsi il diritto di tagliare risorse destinate alla sanità nemmeno nel caso in cui le Regioni non abbiano versato la propria quota del contributo alla finanza pubblica”.

“La Parte Pubblica – ammonisce Onotri - deve invertire la traiettoria in sanità, dicendo basta ai tagli. In Italia mancano medici e la politica dei tagli alla sanità ne ha condizionato molto il lavoro con gli stipendi al di sotto della media europea. Mancanza di tutele e burocrazia, sono le criticità emergenti”.

E conclude: “Il Sindacato Medici Italiani ha promosso una petizione pubblica, che ha raccolto, fino adesso, 14000 firme in pochi giorni per sburocratizzare la medicina generale, per valorizzare la telemedicina per le visite a distanza per le certificazioni Inps e l’autocertificazione dei primi tre giorni di malattia. Il soddisfacimento dei bisogni di salute non può essere considerato una delle tante voci del conto economico dello Stato, ma un investimento per il benessere di tutti gli italiani”.