
Secondo quanto evidenziato dalla Commissione, il Piano si presenta come eccessivamente discorsivo e difficile da consultare. Le Regioni hanno evidenziato l'esigenza di un documento più sintetico e schematico, che eviti ripetizioni e ridondanze concettuali. Questo aspetto è cruciale, poiché un Piano di tale importanza deve essere facilmente accessibile e comprensibile per coloro che sono chiamati ad attuarlo. Un'altra critica centrale riguarda la catena di comando, che nel Piano viene solo elencata senza fornire indicazioni chiare sui ruoli e le responsabilità dei vari attori coinvolti. La Commissione sottolinea che la mancanza di chiarezza in questo ambito potrebbe compromettere gravemente la risposta tempestiva e coordinata a una futura emergenza sanitaria.
In aggiunta, il Piano è stato ritenuto insufficiente dal punto di vista decisionale e orientativo. Non affronta adeguatamente gli aspetti legati alla gestione della privacy né propone scenari coerenti e sostenibili per una risposta efficace all'emergenza pandemica. Le Regioni hanno richiesto anche lo stralcio di alcune sezioni, proponendo di incluse in un documento successivo concordato con loro, al fine di migliorare ulteriormente la fruibilità e l'applicabilità del Piano. È essenziale che vi sia un allineamento tra le esigenze locali e le direttive nazionali affinché le strategie siano efficaci e pertinentemente adattate alle diverse realtà regionali.
Un altro punto critico sollevato dalla Commissione Salute riguarda i finanziamenti previsti per l'implementazione del Piano. Le Regioni chiedono dettagliate informazioni sull'utilizzo dei fondi, soprattutto in relazione all'assunzione di personale necessario per rafforzare le strutture dedicate alla preparazione pandemica. La nota inviata dalla Commissione, datata 18 aprile, ha quindi stimolato il Ministero a convocare una riunione tecnica in videoconferenza, fissata per il 21 maggio, per discutere le problematiche riscontrate e avviare un confronto costruttivo.
In risposta alle preoccupazioni espresse dalla Commissione Salute, Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento prevenzione, ricerca ed emergenze sanitarie del Ministero della Salute, ha dichiarato di essere disponibile a un confronto immediato con la Commissione. Ha evidenziato che il Piano è il risultato di un lungo percorso di condivisione anche con i rappresentanti delle Regioni, riconoscendo che molte delle loro richieste sono state recepite nell'elaborazione del documento. Tuttavia, il Ministero sembra consapevole delle nuove esigenze emerse e pronto a prendere in considerazione le osservazioni per perfezionare ulteriormente il Piano.
La legge di bilancio recentemente approvata stanzia inoltre importanti risorse per l'attuazione del Piano pandemico aggiornato, prevedendo 50 milioni di euro per il 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni annui a decorrere dal 2027. Queste cifre rappresentano un investimento significativo nella preparazione e nella gestione delle emergenze sanitarie. Tuttavia, è fondamentale che tali risorse siano utilizzate in modo strategico e mirato, garantendo che le Regioni ricevano il supporto necessario per affrontare eventuali crisi sanitarie future.
Il Piano, inviato alla Conferenza delle Regioni lo scorso febbraio, introduce modifiche rispetto alle bozze precedenti, prevedendo l'impiego dei vaccini come uno degli strumenti per contrastare la diffusione dei contagi. Tuttavia, il Ministero precisa che i vaccini non saranno l'unico mezzo a disposizione; altre misure includono test diagnostici, isolamento dei casi, tracciamento dei contatti e quarantena per individui esposti. Importante è notare che le restrizioni alla libertà personale saranno applicabili solo in casi eccezionali di pandemia, evitando l'uso dei Dpcm che erano stati impiegati durante la crisi del Covid-19.
Sebbene il Piano pandemico rappresenti un passo avanti importante nella preparazione nazionale a future emergenze sanitarie, è evidente che le Regioni chiedono un ruolo più attivo e di partecipazione nel processo di revisione. Un confronto immediato tra il Ministero della Salute e la Conferenza delle Regioni sembra ineludibile per costruire un Piano che non solo sia efficace, ma che risponda realmente alle esigenze del territorio e garantisca la salute pubblica degli italiani in modo articolato e coeso.