Liste d’attesa in Lombardia, i carabinieri non sono la soluzione
L’accordo, in sintesi, sottoscritto il 2 maggio dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore al welfare Guido Bertolaso, prevede verifiche sui tempi di attesa per visite, esami diagnostici e ricoveri, sull’apertura delle agende di prenotazione, sull’appropriatezza delle prescrizioni e sull’attività libero-professionale intramuraria (Alpi). Previsti anche corsi di formazione per il personale coinvolto.
Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, ha definito questa iniziativa come un segno di debolezza politica e un fallimento nella gestione del sistema sanitario. Rossi sostiene che demandare il controllo delle agende ospedaliere ai Nas non rappresenta una soluzione, ma piuttosto una rinuncia alle responsabilità amministrative. Secondo Rossi, la militarizzazione del sistema sanitario tramite l'intervento delle forze dell'ordine rischia di alimentare un clima di sfiducia e ostilità contro i medici, che già operano in condizioni difficili. Egli avverte che tale strategia sposta ingiustamente l’attenzione sulle singole figure professionali, distraendo così dall'analisi dei problemi strutturali alla base delle criticità sanitarie, come la carenza di risorse e personale. Il presidente dell'Omceo di Milano insiste sulla necessità di rifinanziare il Ssn, potenziare gli organici, proteggere i medici da accuse infondate e migliorare le condizioni lavorative. Solo dopo aver affrontato questi nodi cruciali sarà possibile implementare controlli efficaci, preferibilmente attraverso strumenti interni e trasparenti, piuttosto che ricorrere all'assistenza dei carabinieri, che secondo lui non risolve i problemi reali e potrebbe, anzi, aggravare la situazione. L'intervento delle forze dell'ordine sulla sanità lombarda quindi è considerato non solo inadeguato, ma anche pericoloso, poiché delegittima il lavoro dei medici e potrebbe incrementare episodi di violenza nei loro confronti.
Le critiche non si limitano all'Ordine dei Medici. Per Cgil, Fp Cgil e Spi Cgil Lombardia si tratta di un vero e proprio auto-commissariamento, che certifica il fallimento delle politiche sanitarie regionali. Un intervento tardivo e insufficiente a risolvere una crisi strutturale che colpisce quotidianamente le cittadine e i cittadini lombardi. Monica Vangi e Federica Trapletti, della segreteria Cgil e Spi Cgil della Lombardia hanno rimarcato che la situazione è critica e che l'affidamento ai Nas è visto come un'illusione per risolvere problematiche ben radicate. Catello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, ha sollecitato misure urgenti per assumere nuovo personale e rinnovare i contratti collettivi, al fine di ripristinare dignità nel lavoro sanitario.
In risposta al protocollo, Vittorio Agnoletto della trasmissione "37e2" di Radio Popolare che da anni dà voce ai cittadini per risolvere le problematiche di accesso all'assistenza sanitaria regionale ha invitato i Nas a considerare le segnalazioni già fornite sulla situazione sanitaria in Lombardia. Agnoletto ha criticato l'approccio della Regione, descrivendolo come teatrale e controproducente, e ha richiesto di essere ascoltato per condividere esperienze concrete sui problematica delle liste d'attesa. Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, ha espresso la necessità di far sentire le voci dei cittadini, ricordando iniziative passate di protesta e mobilitazione.