In un documento ufficiale, le Regioni esprimono perplessità sulla nuova modalità di accesso ai corsi di Medicina, che elimina il test d’ingresso a favore di un semestre filtro. Il rischio di sovraffollamento nei corsi di laurea triennali e la polarizzazione delle seconde scelte verso il settore privato potrebbero compromettere la programmazione sanitaria e formativa.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il decreto legislativo che ridefinisce le modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Medicina Veterinaria. La novità principale è l’eliminazione del test d’ingresso, sostituito da un “semestre filtro” che selezionerà gli studenti sulla base del conseguimento di tutti i Cfu previsti nel primo semestre. Gli studenti che non supereranno il semestre filtro potranno continuare il loro percorso accademico iscrivendosi a un altro corso di laurea dell’area biomedica, sanitaria, farmaceutica o veterinaria, indicato già al momento dell’iscrizione iniziale. Tuttavia, questa misura solleva preoccupazioni sulla sostenibilità dell’intero sistema universitario e sanitario.
Le principali criticità sollevate  dalle Regioni riguardano il possibile sovraffollamento dei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie. Poiché tali corsi sono a numero chiuso e regolati da un accordo nazionale tra Governo, Regioni e Province autonome, l’ammissione in sovrannumero di studenti esclusi dal percorso di Medicina potrebbe compromettere la programmazione e la qualità dell’offerta formativa.
Inoltre, il rischio di una polarizzazione delle seconde scelte verso corsi di laurea più appetibili per il mercato privato – come fisioterapia, igiene dentale e tecniche di radiologia – potrebbe lasciare scoperti i profili professionali essenziali per il sistema pubblico, come quello degli infermieri, aggravando le difficoltà di reclutamento già esistenti.
Le Regioni chiedono quindi un attento monitoraggio della riforma e l’adozione di eventuali correttivi per evitare effetti distorsivi sul sistema sanitario regionale e sulla distribuzione delle risorse formative.