
"Oggi molti giovani chirurghi italiani sono costretti a scegliere di lavorare all’estero perché il nostro sistema non è in grado di garantire loro stabilità e prospettive di crescita. Se non vogliamo perdere competenze fondamentali, dobbiamo riformare il percorso formativo e garantire condizioni dignitose ai medici in specializzazione," sottolinea Maruccia.
Tra i principali problemi evidenziati figurano:
- L’imbuto formativo della specializzazione, che crea incertezza per i giovani laureati e limita l’accesso a percorsi professionali chiari.
- La precarietà contrattuale, con forme di lavoro a tempo determinato che scoraggiano la stabilizzazione nel Ssn.
- Le condizioni economiche poco attrattive, con retribuzioni inferiori rispetto ai paesi europei di riferimento.
- La carenza di politiche di retention, ossia strategie mirate a trattenere i medici formati in Italia, evitando la fuga verso strutture sanitarie straniere.
"Non basta aumentare i posti nelle facoltà di Medicina se poi questi giovani non trovano sbocchi professionali adeguati. La medicina italiana deve tornare ad essere attrattiva, con percorsi chiari e ben strutturati," afferma Maruccia.
Oltre alla questione retributiva e contrattuale, il congresso Spigc mette in luce un altro punto chiave: l’innovazione tecnologica.
"L’intelligenza artificiale e la robotica stanno già trasformando la chirurgia. Se vogliamo un Ssn competitivo, dobbiamo integrarle nei processi sanitari e formare medici capaci di utilizzarle correttamente," spiega Maruccia.
Ma questa transizione richiede investimenti mirati e una visione strategica da parte del Ministero della Salute: senza un piano concreto per la digitalizzazione e la modernizzazione della sanità, l’Italia rischia di restare indietro rispetto agli altri paesi europei.
"Non dobbiamo avere paura della tecnologia, ma nemmeno pensare che possa sostituire il medico. La chirurgia robotica è un alleato prezioso, ma è il medico che deve saperla usare e interpretare," sottolinea Maruccia.
Un altro tema che il congresso affronta con decisione è quello del numero chiuso nelle facoltà di Medicina. Maruccia si oppone alla sua abolizione:
"Il numero aperto non è la soluzione. Ho visto i problemi dell’Argentina, dove migliaia di studenti abbandonano perché non trovano spazio per la specializzazione. Serve una programmazione intelligente che mantenga alta la qualità della formazione senza creare sovraffollamento."
La situazione attuale richiede interventi immediati per garantire un Ssn sostenibile, capace di valorizzare i giovani specialisti e di rendere attrattiva la professione medica.
"Abbiamo bisogno di un sistema sanitario più lungimirante, che investa sui giovani e sulla loro crescita. Non possiamo continuare a formare ottimi medici per poi spingerli a cercare lavoro all’estero," conclude Maruccia.