
La salute? Una fonte di inquietudine collettiva. Il dato più significativo del sondaggio è la centralità della salute nel vissuto emotivo e sociale degli italiani. Il 74% teme di ammalarsi o diventare disabile, mentre l’80% esprime preoccupazione per l’accesso a cure sanitarie di qualità. L’Italia si posiziona così tra i Paesi Ocse più ansiosi in ambito sanitario, insieme a Grecia, Spagna e Cile.
Queste preoccupazioni, già diffuse nel breve termine, si amplificano quando lo sguardo si sposta sul futuro:
- 83% degli italiani teme il cambiamento climatico
- 84% è preoccupato per i rischi geopolitici
- 80% si sente vulnerabile finanziariamente per la vecchiaia
L’assistenza a lungo termine: l’incubo non detto della vecchiaia. Un punto dolente che attraversa il rapporto Ocse è quello della long-term care, ovvero l’assistenza sanitaria e sociale destinata alla cronicità e alla disabilità legata all’invecchiamento. L’Italia, con una delle popolazioni più anziane del mondo, mostra numeri allarmanti:
- 71% teme di non avere accesso a cure di lungo termine per sé
- 74% è in ansia per l’assistenza ai propri familiari anziani
Sanità digitale: potenzialità grandi, accesso diseguale. Se la trasformazione digitale viene indicata come una leva strategica per l’efficienza del sistema, il sondaggio rivela un divario ancora marcato tra intenzioni e realtà:
Uso degli strumenti digitali in sanità Percentuale
- Uso frequente (app, email, portali) 48%
- Preferenza per interazione cartacea o di persona 43%
Ai e dati sanitari: una fiducia ancora tutta da costruire. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella sanità pubblica viene accolto in Italia con un misto di scetticismo e apprensione:
- Solo il 37% valuta positivamente l’uso dell’AI per assegnare sussidi sanitari
- Appena il 30% si fida della gestione pubblica dei propri dati sanitari digitali (tra i valori più bassi in area Ocse)
Investire nella salute? L’adesione è tiepida
Nonostante la consapevolezza dei rischi e la centralità del tema, la disponibilità a investire nella sanità attraverso l’aumento delle imposte rimane bassa: solo il 36% degli italiani accetterebbe una tassazione maggiore per potenziare il servizio sanitario pubblico, un dato sotto la media Ocse (38%).
Questo paradosso – alta paura, bassa propensione contributiva – riflette una crisi di fiducia nei confronti dello Stato come garante dell’efficienza e dell’equità del sistema.
Un Paese in attesa di protezione. Il sondaggio Ocse non solo fotografa il disagio, ma propone uno specchio profondo del rapporto tra cittadini e sanità: una relazione carica di aspettative, paure, ma anche sfiducia. In Italia, il sistema sanitario è visto ancora come essenziale, ma la sua sostenibilità – economica, organizzativa, tecnologica – non è più data per scontata.
Serve oggi un nuovo patto sociale per la salute, che coinvolga cittadini, professionisti sanitari e istituzioni. Un patto che metta al centro:
- La cura della persona e non solo della malattia.
- L’inclusione digitale senza esclusione sociale.
- La valorizzazione del territorio, dell’assistenza primaria e della prevenzione.
- Una visione intergenerazionale che non lasci sole le donne, gli anziani e i caregiver.