Con una lettera datata 18 luglio 2025, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha notificato al direttore generale dell’organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il rifiuto da parte dell’Italia degli emendamenti al regolamento sanitario internazionale (Rsi) adottati alla 77ª assemblea mondiale della sanità. L’Italia non recepirà quindi le modifiche previste dalla risoluzione Wha77.17, che entreranno in vigore il 19 settembre 2025 per gli Stati che non avranno espresso obiezioni formali.
La posizione italiana si affianca a quella già espressa dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, che aveva rifiutato i cambiamenti paventando il rischio di ingerenze e limitazioni nel diritto sovrano di definire politiche sanitarie nazionali.
Il contenuto della lettera: un rifiuto motivato. Nella missiva inviata al vertice dell’Oms, Schillaci chiarisce:
“Ai sensi dell’articolo 61 del regolamento sanitario internazionale (2005), per mezzo di questa lettera Le notifico il rifiuto di parte italiana di tutti gli emendamenti adottati dalla 77/ma assemblea mondiale della sanità con la risoluzione Wha77.17.”
La scelta è stata motivata dalla volontà di preservare la capacità dello Stato di agire autonomamente nella gestione delle politiche sanitarie, senza vincoli imposti da organismi internazionali, anche in materia di informazione e comunicazione.
Le dichiarazioni politiche: una posizione condivisa. La decisione del ministro è stata accolta favorevolmente dai rappresentanti della maggioranza. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, ha dichiarato:
“Modifiche che avrebbero comportato una riduzione della sovranità nazionale in tema di politiche sanitarie, tra le quali la possibilità dell’oms di esercitare un controllo sull’informazione in ambito sanitario. Senza contare, peraltro, che queste modifiche sarebbero state introdotte senza alcun dibattito parlamentare.” Secondo Bignami, la scelta italiana non comporta alcuna minore tutela della salute pubblica, né pregiudica il coordinamento con le altre Nazioni.
Impatti sul settore sanitario: cosa cambia per i professionisti. La mancata adesione agli emendamenti oms solleva diverse questioni operative per il mondo medico, con possibili conseguenze a lungo termine. 
Disallineamento normativo e clinico. I protocolli italiani potrebbero divergere da quelli internazionali, creando difficoltà nell’applicazione di linee guida condivise, soprattutto nei contesti transfrontalieri o nei programmi di cooperazione sanitaria.
Gestione delle emergenze sanitarie.  Senza un quadro giuridicamente vincolante comune, il personale sanitario potrebbe affrontare pandemie ed epidemie con strumenti e procedure autonome, rallentando il coordinamento globale e la condivisione di dati.
Formazione e aggiornamento professionale. L’indebolimento dell’influenza normativa dell’oms potrebbe generare un panorama formativo frammentato. I medici italiani rischiano di non essere allineati agli standard globali, compromettendo la piena interoperabilità professionale.
Partecipazione alla ricerca internazionali. Trial clinici, studi epidemiologici e progetti congiunti potrebbero subire ostacoli burocratici a causa dell’incompatibilità normativa, limitando l’integrazione della comunità scientifica italiana nei consorzi globali.
Responsabilità medico-legale. In assenza di uniformità normativa, i medici potrebbero trovarsi esposti a maggiori rischi interpretativi in sede giudiziaria, specialmente nel contesto di interventi sanitari legati ad emergenze internazionali.
Informazione sanitaria e fiducia pubblica. La frammentazione comunicativa può accentuare la diffusione di disinformazione. I medici, come principali referenti per la popolazione, potrebbero affrontare una crescente difficoltà nel contrastare narrazioni non scientifiche, senza un riferimento autorevole comune.
Una sfida aperta tra autonomia e interconnessione. La decisione italiana riafferma il principio di sovranità sanitaria, ma pone interrogativi su come garantire sicurezza, coerenza normativa e collaborazione scientifica in un mondo sanitario sempre più interconnesso. Per i medici, ciò significa operare in un contesto in cui autonomia e responsabilità professionale assumono un peso ancora maggiore, richiedendo strumenti aggiornati, tutela giuridica e un’informazione istituzionale solida.

Conseguenze per la popolazione

Anche i cittadini possono subire ricadute significative:

  • Tempi di risposta nelle emergenze: una reazione più lenta in caso di epidemie, con ricadute sulla protezione collettiva.

  • Accesso a risorse globali: distribuzione di vaccini e dispositivi medici meno tempestiva.

  • Qualità e coerenza dell’informazione: maggior rischio di confusione e frammentazione comunicativa in assenza di riferimenti Oms condivisi.

  • Percezione di isolamento istituzionale: la decisione potrebbe generare incertezza e dubbi sulla strategia sanitaria nazionale.

    In sintesi. La decisione riafferma il principio di sovranità sanitaria, ma apre uno scenario di maggiore responsabilità per le istituzioni e i professionisti. È necessario garantire continuità nella tutela della salute pubblica, strumenti coerenti per la formazione e il coordinamento, e mantenere la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario, anche al di fuori dei meccanismi multilaterali.